Piero Pizzillo
Edoardo Berti Riboli, il noto primario di chirurgia, che ai primi di giugno, su una pagina a pagamento de «Il Giornale» si era scagliato «contro i potenti e larbitraria gestione del San Martino», si è aggiudicato ieri il primo round dinanzi al tribunale civile. Dove il giudice del lavoro Bossi è stato chiamato a pronunciarsi sul ricorso presentato dal professore, tramite gli avvocati Eugenio Gasparino e Elena Femia, volto a chiedere lannullamento dellingiusto pensionamento, cioè del provvedimento assunto dal direttore generale Gaetano Cosenza, con cui è stata imposta a Berti Riboli la cessazione dellattività ordinaria allinterno dellospedale (i due legali, dopo la presentazione dellesposto al tribunale del lavoro, avevano preannunciato un ricorso al Tar). Una misura che secondo il dirigente ospedaliero era motivata dai raggiunti limiti detà del primario, motivazione fermamente respinta dallinteressato. I veri motivi, aveva detto a suo tempo questultimo sono altri e sono collegate alle scelte da lui fatte quando, dopo essere stato nominato presidente di commissione di un concorso universitario, fu fatto oggetto di forti pressioni da parte di un personaggio molto potente, il quale voleva che vincesse un suo candidato. «Ma non avendo assecondato tale volontà - scrisse Berti Riboli - da allora sono vittima di gravi ritorsioni». ( in sede penale vi è stato uno scambio di querele).
Ieri, uscendo da palazzo di giustizia Berti Riboli ha detto: «É stata unudienza interlocutoria e di breve durata (si è protratta dalle 13,30 alle 14,15)». E, senza alcun intento polemico nei confronti dellospedale, ha aggiunto: «La legge è chiara. Mi chiedo, da cittadino , se era proprio il caso di giungere a tanto». La causa, rinviata al 19 luglio, si è svolta in camera di consiglio, presenti soltanto gli addetti ai lavori.
Un tentativo di conciliazione sembra esservi stato, anche se la querelle continua.