Fra le gioie del critico cè quella di poter fare polemica con le persone che si stimano. Nessuno, nel valutare uninterpretazione, sa tutta la verità: larte va sempre oltre, noi non possiamo che accostarla e indicare alcune ragioni sulla scelta di un percorso e sulla coerenza. Così, qualche volta, ci si trova in assoluto disaccordo, ed è utile ragionarci. Naturalmente la tendenza sarebbe tuttaltro: scannarci, perché grazie a Dio la partecipazione emotiva nel teatro dopera è profonda. Ma proprio per questo è interessante pensarci su.
Curiosamente, per lapplauditissima regia del Tristano e Isotta alla Scala, di Patrice Chéreau, alcune personalità si sono pronunciate in modo aggressivamente negativo. Voi sapete che era una regia spoglia, con abiti poveri che potrebbero stare anche oggi, senza un luogo preciso e senza un tempo definito. Questo ha portato al regista alcune accuse interessanti.
La prima era di essere una regia troppo tedesca; il che, trattandosi di Wagner, e non potendo quindi essere dovuta alla non pertinenza dello stile, vuol dire semplicemente che la scuola tedesca, invadendo il teatro dopera con regie talora pretestuose e analitiche, può mettere di cattivo umore dallinizio e venire rifiutata. Unaltra è che la simbolica povertà dei costumi alluda a una specie di teatro di sinistra, come per far vedere che gli eroi wagneriani, accusati di nazismo, in realtà potessero essere quasi comunisti. Ma nello spettacolo non ho visto il minimo cenno al discorso politico, tutto era concentrato su amore e morte. In genere, gli infastiditi hanno avuto limpressione di un odio a Wagner, per non averlo fotografato come nellimmaginario del suo tempo; come veniva accusato ad esempio Picasso di odiare la natura umana per aver provato a rappresentarla cercando altre dimensioni. Eppure poche volte ho visto gente commossa da Wagner come laltra sera alla Scala.
Sul Tristano la discussione è sempre aperta: per esempio Michelangelo Zurletti, che sa molto di teatro, ha trovato i due protagonisti troppo lontani luno dallaltro per il gran duetto erotico del secondatto; mentre Paolo Isotta, che sa molto di Wagner, ha scritto che il sesso doveva essere del tutto escluso. A me sembrava naturale che discutessero con forzato distacco per poi accucciarsi vicini. Guardate quanto ci si potrebbe azzuffare, un po per amor proprio e molto per amore di Wagner.
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