Treviso - Non ci sono più gli Otello Celletti di una volta. Il mitico vigile degli anni Sessanta, portato sugli schermi da un ancor più mitico Alberto Sordi, era stato capace di passare da disoccupato trombone e ignorante a elegante e inflessibile vigile motociclista. A onor del vero va detto che il vigile più famoso del cinema il posto l’aveva avuto non grazie alla sua preparazione, ma con l’aiuto di un figlio responsabile e pronto a salvare un altro bimbo, figlio di un assessore comunale.
A Conegliano (Treviso) di Celletti ne servivano tre, ma niente raccomandazioni: per essere assunti la via è il classico concorsone. Ben 51 candidati hanno presentato regolare domanda e sono stati ammessi al «Concorso pubblico per esami per la copertura di n. 3 posti di istruttore agente di vigilanza», come recita l’intestazione del bando. Ma il risultato è stato sconfortante: nessun candidato idoneo, bocciati tutti.
Se da un lato l’esito clamoroso di questa feroce selezione lascia intendere che a Conegliano non ci sono candidati che arrivano con la soluzione dei test nel taschino, dall’altro lascia irrisolto un dubbio amletico: è divampata un’epidemia di ignoranza o sono i selezionatori del Comune terribilmente esigenti?
«Non c’è dubbio - risponde il sindaco, Alberto Maniero - gli impreparati erano i candidati. Dico la verità, è stata un’esperienza drammatica. Per fare questi test basta dare un’occhiata ai manuali più elementari e invece questi non sapevano nemmeno qual è la differenza tra giunta e consiglio comunale».
In tre, per la verità, qualcosina sapevano. Perché la trafila che porta a salire in groppa alla moto è piuttosto lunga e complessa. A Conegliano, per dire, la folla di candidati si è scremata fin da subito, cioè alla prima prova, le domande a risposta multipla, dove si sono presentati solamente in 21. Uno di questi, non appena ha dato un occhio al questionario, colto da una crisi di panico, ha riconsegnato i moduli ancora immacolati alla commissione.
Gli altri più ardimentosi, alle prese con quesiti che spaziavano tra i più elementari settori del diritto e del regolamento della polizia municipale, sono arrivati fino in fondo.
Ma quando i selezionatori hanno corretto gli elaborati, hanno constatato che soltanto in tre avevano maturato un punteggio sufficiente per garantire loro il passaggio alla prova successiva, quella fisico attitudinale, da sostenersi in palestra.
Ma se la mens dei candidati era decisamente sotto tono, anche il corpore non brillava granché. Dei tre superstiti, uno ha preso paura e non si è nemmeno presentato; degli altri due uno solo ha ottenuto il via libera per la prova orale finale. Ma la fuga solitaria è durata poco. Il tempo per le prime battute del colloquio. Poi gli esaminatori, sconcertati dalla scena muta o quasi dell’ultimo dei mohicani, si sono arresi (o hanno infierito?) e hanno eliminato l’ultimo superstite.
La soluzione? Pescare sul mercato «straniero». «Purtroppo non è la prima volta - spiega il sindaco - che constatiamo un livello molto basso di preparazione in chi affronta i concorsi. Non ci resta che fare di necessità virtù, cioè cercare vigili urbani disposti a trasferirsi da altri comuni oppure sostituire la formula del concorso con quella del corso-concorso, in modo di fornire agli aspiranti neo assunti un minimo di cultura di base, almeno per quanto riguarda l’educazione civica».
«Posso assicurare - aggiunge il comandante della polizia municipale di
Conegliano, Luca Zenobio - che la prova non è stata affatto difficile. Noi contavamo molto sull’arrivo dei tre nuovi agenti perché vogliamo offrire un servizio sempre migliore».Celletti cercasi, con urgenza. Astenersi se asini.
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