nostra inviata ad Arezzo
«Ritornare alle radici e realizzare il Partito popolare europeo». È questo linput che arriva dallUdc. Un intento che mette tutti i centristi daccordo, ma sul quando e come arrivarci, in via dei due Macelli esiste ancora qualche diverbio. Per una sorta di briefing generale, che anticipa la festa della prossima settimana a Chianciano, nella città di Petrarca e Piero della Francesca sono arrivati alcuni dei maggiori esponenti dellUdc, dal presidente Rocco Buttiglione a Carlo Giovanardi e Mario Baccini. Loccasione è stata quella di partecipare a un convegno dal titolo Ritorno al futuro, organizzato dalla sezione aretina del partito, con al centro limperativo Ppe. È stato preparato anche un documento, presentato in anteprima allincontro di Arezzo, che verrà però ripreso la prossima settimana a Chianciano. Un vero e proprio manifesto, sviluppato in 10 punti: si parte dallesigenza per lUdc di «rinnovare se stessa»; si invita Forza Italia ad «essere più europea», sostenendo anche la proposta del sistema elettorale su modello tedesco. Ma, soprattutto, si chiede al partito di Silvio Berlusconi di «scegliere il Ppe e il Centro».
Fin qui tutti daccordo. Dopodiché si apre il capitolo strategia, per cui Carlo Giovanardi non usa proprio mezzi termini: «Definiamo Marco Follini un traditore? Ma noi da mesi stiamo attuando politiche folliniane». Il ragionamento del presidente della Giunta per le autorizzazioni a procedere è semplice: «Fare battaglie agli alleati non porta a nulla. È necessario invece sedersi con loro intorno ad un tavolo e discutere».
Giovanardi punta il dito su un atteggiamento del partito di via dei Due Macelli «che non porta a nulla», per esempio prendendo le distanze dalla Lega, «un partito che su molti temi è vicino allUdc e invece noi lo spingiamo magari verso Fassino», non volendo il dialogo con il resto della Cdl e pensando a fare la seconda opposizione. «Non è così che si torna al governo», tuona Giovanardi aggiungendo: «Chiediamoci come mai allincontro di Gemonio, dove si è parlato di un tema fondamentale, noi non ceravamo». Un accenno anche alla questione Grande Centro. «Se qualcuno pensa di fare una lista con Mastella io dico no, grazie. Preferisco uscire e rimanere nel centrodestra».
Toni diversi quelli usati dal presidente dei centristi, il quale riporta al centro del campo la palla Ppe. Il motivo anche qui è semplice: «Berlusconi è stato un grande punto di riferimento nel momento in cui il centro era allo sbando a causa di unoffensiva mediatico-giudiziaria al limite della legalità costituzionale», spiega Buttiglione. «Però questa fase deve finire, bisogna tornare a una normalità istituzionale e costruire un sistema di istituzioni. Per questo bisogna fare il Ppe in Italia».
A fare da sfondo alle strategie del centrodestra rimane lincognita delle urne.
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