Mentre il dibattito sul nucleare si accende a livello internazionale, ad alimentare le paure è la Commissione europea che ha raccomandato agli Stati membri "di effettuare delle analisi sul livello di radioattività nei prodotti alimentari per l’uomo e per gli animali, importati dal Giappone".
Rischio minimo In realtà il pericolo è limitato, anche perché i piatti più famosi della tradizione giapponese - sushi e sashimi - hanno bisogno di prodotti freschissimi. Basta pensare che l'Italia importa cibo per appena 13 milioni di euro, lo 0,03% dell'intero comparto agroalimentare in entrata da altri paesi. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha comunque chiesto il blocco per l'import per motivi precauzionali. Molte importazioni, tra l'altro, non riguardano il cibo, ma piante e fiori, 3 milioni di euro del mercato, "mentre si rilevano arrivi praticamente irrisori, nell’ordine, di semi oleosi, bevande alcoliche, oli vegetali, prodotti dolciari, pesce e the", dice Coldiretti.
Le esportazioni Il problema maggiore, invece sono le esportazioni verso il Giappone, dipendente per il 60% dal mercato estero. A rischio sono le esportazioni agroalimentari nazionali che nel 2010 hanno fatto segnare un valore 536 milioni di euro, in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Il prodotto più esportato in valore è - secondo le stime della Coldiretti - il vino con oltr 102 milioni di euro, seguito dalla pasta per 82 milioni, dalle conserve di pomodoro con 70 milioni, dall’olio di oliva con 69 milioni e dai formaggi con 41 milioni di euro.
Si tratta principalmente dei prodotti di base della dieta mediterranea per iquali si registra un apprezzamento crescente da parte dei giapponesi nelle case e nei ristoranti dove si temono però i contraccolpi economici dell’emergenza terremoto.
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