Ultimatum della Ue all’Italia sui bonus dei banchieri

Via libera dal parte del consiglio di Intesa Sanpaolo al maxi aumento di capitale da 5 miliardi di euro, deliberato per rafforzare la solidità patrimoniale dell’istituto. Il board, dopo una lunga riunione, ha fissato in 1,369 euro il prezzo di emissione delle nuove azioni, con uno sconto sul cosiddetto Terp - il prezzo del titolo prima dello stacco del diritto - del 24% circa, in ragione di 2 nuove azioni ogni 7 possedute.
Di fatto l’operazione porterà a una diluizione dell’utile per azione del 2011 del 20%, un valore simile all’impatto stimato dagli analisti per l’eps 2012 e 2013. Il numero totale delle azioni salirà a quota 16,433 miliardi, in aumento di 3,65 miliardi. Il valore dell’emissione delle nuove azioni è sostanzialmente in linea con le attese degli analisti, che puntavano su un prezzo medio di 1,4 euro,
Lo sconto scelto dal cda in piena sintonia con il pool di banche che garantiranno l’operazione, ha però un risvolto: più è basso il prezzo delle azioni di nuova emissione più gli investitori sono invogliati a prendervi parte per cercare di «mediare» il prezzo del pacchetto che già posseggono. E più il prezzo è basso, minore è l’esborso per il nocciolo duro degli azionisti della banca, le grandi Fondazioni, che con una quota del 25% del capitale ne determinano la stabilità azionaria.
Certo è che, parlare di sconto, può anche essere fuorviante. Che siano emesse tante azioni a prezzo basso o che al contrario le nuove azioni siano poche ma a un prezzo alto, Intesa ha lanciato un aumento di capitale - che partirà lunedì prossimo - da 5 miliardi di euro. Una cifra enorme di per sé che, giusto per dare le corrette proporzioni, rappresenta circa il 21% della capitalizzazione della banca, che in Borsa vale 23,7 miliardi di euro. Un aumento di capitale, quello di Ca de’ Sass, previsto nel piano di impresa 2011-2013 e che permetterà di raggiungere a fine 2011 un Core Tier 1 di poco superiore all’11%, valore comprensivo però di altre azioni di capital management quali cessioni o acquisizioni in corso di finalizzazione e assorbimento di imposte differite. Intesa chiede sì molti soldi al mercato ma, dal canto suo, ne promette altrettanti sotto forma di dividendi negli anni futuri. Secondo le stime elaborate dal management, Intesa dovrebbe distribuire, nel periodo 2011-2013, dividendi cumulati per 5,3 miliardi di euro: una cifra destinata a crescere fino a 13,5 miliardi se si prende in considerazione il periodo 2011-2015. Il nocciolo duro delle Fondazioni ha già fatto sapere che aderirà all’aumento, così come Generali, che però vi prenderà parte solo parzialmente, mentre il Credit Agricole, la banca francese finita nel mirino dell’Antitrust per la stretta relazione azionaria proprio con Intesa, coglierà la palla al balzo per allentare i legami con l’istituto guidato da Corrado Passera. Anche la Carlo Tassara non parteciperà all’aumento di capitale, in quanto i vincolo posti dalle banche per la ristrutturazione del debito gli impediscono di investire altro denaro. Conti alla mano, poco meno del 10% del capitale in mano agli azionisti stabili di Intesa dovrà essere riassorbito dal mercato: una cifra che si aggira intorno ai 450 milioni di euro. Non certo un problema per un’operazione seguita da un pool di banche che garantiranno la sottoscrizione dell’eventuale inoptato.


Ieri il titolo in Borsa ha chiuso sostanzialmente stabile, con un frazionale rialzo dello 0,2%, dopo aver toccato un picco massimo del +2%. Ma sarà oggi, alla riapertura dei mercati, la vera prova del nove, per capire se i termini dell’operazione saranno apprezzati dagli investitori.

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