An unita solo sulle primarie

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«Parlamento Pulito» finisce in Parlamento: l’avvocato Alfredo Biondi, vicepresidente della Camera e presidente del consiglio nazionale di Forza Italia, si appella al presidente dell’assemblea Pierferdinando Casini per sottoporre a lui e ai colleghi di Montecitorio il «caso» che lo riguarda - «un’infamia!» - per essere stato trascinato indebitamente sul blog del comico Beppe Grillo. Quest’ultimo, promotore della campagna che va appunto sotto il nome di «Parlamento pulito», aveva indicato Biondi fra i 23 rappresentanti del popolo italiano a Roma e in Europa «che hanno ricevuto una condanna in via definitiva».
La reazione di Biondi è immediata e circostanziata, e tiene a rimarcare la profonda amarezza per essere stato tirato in ballo completamente a sproposito: «Grillo - spiega l’avvocato-deputato - se la prende proprio col sottoscritto che, oltre tutto, gli ha fatto evitare il carcere e altre pesanti conseguenze di carattere penale difendendolo all’epoca del processo per omicidio seguito all’incidente di Limone Piemonte».
Un episodio - questo della tragedia in cui, nel 1980, persero la vita tre persone a bordo del fuoristrada guidato da Grillo finito in una scarpata - che torna alla ribalta dopo le polemiche seguite alla pubblicazione, sempre sul citato blog del comico, della denuncia (poi smentita) a carico di un ragazzo in quanto venditore sul portale web «e.bay» del cd pirata con una performance del comico.
Grillo - che venne condannato a un anno e tre mesi per omicidio colposo -, si è difeso sul blog richiamando proprio l’incidente: «Io ne ho piene le tasche - ha scritto fra l’altro - di dovermi giustificare. Ho avuto un incidente di macchina, guidavo io, mi sono salvato per miracolo, ma sono morte tre persone che erano con me e sono stato condannato. Non mi candiderò al parlamento. Non ho denunciato nessun ragazzo. Voglio dedicarmi - conclude -, insieme a chi ci crede, a iniziative positive. Se mi seguirete continuerò in questa opera di controinformazione». Segue l’«avviso per l’appello Parlamento Pulito» con l’invito a effettuare versamenti sul conto intestato allo stesso Grillo presso la Banca popolare etica.
Ma Biondi, che ha già protestato direttamente con Grillo, non se ne sta: «Ho appreso dalla stampa di una lista di parlamentari che sporcherebbero il Parlamento per aver subito condanne per crimini - dichiara il vicepresidente della Camera, nella lettera a Casini-. Il mio crimine consisterebbe in una contravvenzione per erronea redazione della dichiarazione dei redditi del mio studio professionale. La contravvenzione per cui patteggiai una pena pecuniaria (ammenda) - precisa Biondi - è definita falsamente frode fiscale. Si tratta di un’infamia. Tanto è vero che con decreto legislativo del 2000 (in epoca non sospetta per diverso governo e diversa maggioranza) l’ipotesi contravvenzionale fu abrogata e depenalizzata».
Successivamente, aggiunge ancora Biondi, il tribunale di Genova ha disposto la revoca della precedente decisione disponendo la cancellazione della relativa iscrizione nel casellario giudiziale, perché l’addebito contravvenzionale non costituisce reato. «Sicché sono del tutto incensurato» sbotta il vicepresidente dell’assemblea di Montecitorio. Che insiste: «Non tocca a me giudicare la natura e le finalità dell’iniziativa assunta dal comico, né la liceità di tale comportamento.

Mi premeva però dirvi che non ho sporcato né il Parlamento, né le istituzioni che ho avuto l’onore di rappresentare, respingendo con sdegno la mia inserzione nella “colonna infame“ che è stata portata al pubblico ludibrio, in Italia e all’estero. Mi riservo - conclude Biondi - di assumere determinazioni a tutela della onorabilità mia e della Camera cui appartengo da otto legislature, confortato dalla fiducia dei miei elettori».

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