Washington - La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato il piano di stimolo dell’economia per 825 miliardi di dollari proposto dal presidente Barack Obama. Ora il provvedimento passa al Senato, dove ci saranno probabilmente una serie di emendamenti, il che significa che la bozza di legge dovrà tornare alla Camera, perché il testo approvato deve essere lo stesso nei due rami del Congresso. Obama auspica che la legge venga varata a metà febbraio con un appoggio bipartisan. Obama resta convinto che il piano di rilancio economico da lui proposto sarà varato rapidamente, ottenendo un ampio appoggio bipartisan in seno al Congresso. Almeno per il momento l’ottimismo di Obama è stato smentito dai fatti: il voto è stato favorevole - 244 contro 188 - ma la maggior parte dei repubblicani ha votato contro.
Obama crede ancora nel voto bipartisan In una dichiarazione diffusa poco dopo il voto alla Camera, Obama ha auspicato una rapida approvazione anche da parte del Senato, lasciando intendere di essere pronto a nuove concessioni. "Non possiamo permetterci di perdere tempo - ha detto il presidente - lasciando che le dispute ideologiche blocchino il nostro cammino".
Contatti con gli imprenditori Ieri, dopo avere ricevuto alla Casa Bianca 14 grandi imprenditori, tra cui Eric Schmidt di Google e Sam Palmisano della Ibm, Obama aveva detto sperare che il programma di stimolo verrà "varato nelle prossime settimane". All’inizio dell’incontro il presidente si era detto convinto che comunque andranno le cose il pacchetto otterrà l’ok del Congresso, perché tutti sono convinti e consapevoli ormai che occorre fare in fretta, visti i licenziamenti ormai quasi quotidiani.
Nuovi posti di lavoro Ad Obama ha fatto eco il suo portavoce Robert Gibbs, ricordando che l’obiettivo è di creare (e salvaguardare) 3/4 milioni di posti di lavoro e che oggi la Camera "fa un importante primo passo verso il rilancio, verso una economia che riprende a muoversi". Il neo segretario al Tesoro Thimothy Geitner ha dal canto suo confermato che ci sarà la massima trasparenza, con la possibilità di verificare passo a passo, sul web, come sono stati spesi i fondi.
Pressioni sui repubblicani Lunedì, con una mossa inedita, Obama si era recato al Congresso per fare pressioni sui repubblicani, e spiegar loro quali concessioni è disposto a fare. Il presidente ha chiesto ai leader, sia democratici sia repubblicani, di Camera e Senato, di recarsi a fine giornata alla Casa Bianca, per fare il punto della situazione, dopo il voto alla Camera. Attualmente il piano di stimolo ha un valore complessivo di 825 miliardi, due terzi dei quali consistono in investimenti, un terzo in sgravi fiscale: una percentuale insufficiente agli occhi dei repubblicani. Intanto i repubblicani, in vista della discussione del provvedimento al Senato, fanno sapere che non intendono essere il "partito del no", anche se ritengono che i tagli fiscali siano meglio degli aumenti di spesa. "Agili tagli delle tasse - dice il leader della minoranza repubblicana alla Camera, John Boehner - potrebbero creare più posti di lavoro dei lenti programmi di spesa del governo". E aggiunge: "Noi vogliamo lavorare col presidente. Abbiamo chiarito nel nostro incontro con lui che intendiamo venirci incontro perchè, alla fine dei conti, gli americani hanno bisogno di un piano per il lavoro". I democratici comunque fanno notare che Boehner aveva dato istruzione ai suoi deputati di votare contro il piano, diverse ore prima dell’incontro con Obama. "Quella di oggi - dice la speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, - è una vittoria del popolo americano". Dopo il voto al Senato, i due rami del Congresso formeranno una "commissione" che dovrà trovare un compromesso per il testo finale. "Ci sarà un’altra votazione questa settimana - spiega il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs - poi altre votazioni le prossime settimane, finchè non avremo quello che ci auguriamo e che sarà una proposta bipartisan per far ripartire l’economia".
Il costo può lievitare ancora Obama ha già accettato una serie di concessioni, ultima delle quali la soppressione della "Alternativa Minimum Tax", una imposta forfettaria creata per penalizzare i più ricchi ma che con l’inflazione grava in realtà sulla classe media. Se ne occuperà il Senato. Secondo il Wall Street Journal il costo del piano di stimolo rischia di lievitare ancora, superando i 900 miliardi. Miliardi che andrebbero ad aggiungersi ai 700 già varati per le banche.
È una somma che a sua volta potrebbe crescere, avvicinandosi ai mille miliardi, se verrà creata una nuova banca pubblica per gli asset "tossici". A titolo di paragone, i costi fino ad oggi della guerra in Iraq sono stimati in circa 700 miliardi di dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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