«Vai in aereo? Per il fisco sei un Paperone»

Comprare un piccolo aeroplano in Italia non è ancora come comprare un’automobile, anche se poi l’uso che se ne fa è quasi lo stesso: oggi si vola per spostarsi rapidamente da un punto all’altro del Paese o del continente europeo, per lavoro o per diporto, cercando il più possibile di muoversi con sicurezza e in economia. È un po’ finita l’epoca del volo privato percepito come un lusso insolito persino nella vita di chi poteva permetterselo. È un po’ finita, ma non dal punto di vista fiscale. Ne abbiamo parlato con Stefano Galvano di Diacron Group, uno studio di consulenza fiscale internazionale.
Si acquista un piccolo monomotore e a cosa si va incontro?
«Come per un elicottero o un aliante, questo comporta l’entrata di un bene molto roboante nella disponibilità privata di un soggetto “persona fisica”. Come si sa, da noi è in vigore il “redditometro”, attraverso cui viene accertata la capacità contributiva del soggetto in base alle spese sostenute».
E dunque?
«È un problema di cultura. Purtroppo un aereo anche piccolo in Italia è considerato sempre e comunque come un bene esorbitante, esagerato oltre ogni limite. Negli anni Novanta c’era nell’ambito del redditometro un parametro addirittura irrealistico che diceva, in soldoni: “Se hai volato questo numero di ore, vuol dire che il tuo reddito non può essere inferiore a questo”. Irriducibili appassionati che si erano costruiti l’aereo da soli o che volavano molto rinunciando ad altre cose nella loro vita, venivano messi sullo stesso piano di persone di gran lunga più ricche».
E se l’acquisto di un aereo avvenisse da parte di una società?
«Da un punto di vista fiscale non è consentita la deducibilità del costo se non si tratta di beni strumentali all’attività propria dell’impresa. L’aereo, in tal senso, è da intendersi strumentale se senza lo stesso l’attività d’impresa non può essere esercitata: mi riferisco per esempio a quei velivoli utilizzati dalle scuole di volo per l’addestramento.

Solo in questo caso resta ferma la possibilità di detrarre l’Iva, per esempio. Per il resto, sono problemi, come per quando si apre un campo di volo. È un fatto di cultura, come dicevo sopra, che però genera un concreto disagio fiscale».

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