Nel centesimo giorno della rivolta siriana, il Paese ha conosciuto un nuovo venerdì di protesta contro il regime di Bashar el Assad. Esplosa nelle piazze e nelle strade dopo la consueta preghiera del venerdì, le manifestazioni sono state schiacciate dalle pallottole delle forze di sicurezza a Damasco, Deraa, Homs, Koubani, Amuda, Ras al-Ayn, Derka Hemko, Qamshili e Binnish. La repressione del regime, messa in atto ieri ha provocato almeno 14 morti: sette, compreso un bambino, appena fuori da Damasco, dove un centinaio di manifestanti era sceso in strada nella cittadina di al-Kiswah, sobborgo situato una decina di chilometri a sud della capitale; tre nella capitale e quattro a Homs, 180 km a nord di Damasco. Inoltre, testimoni e alcuni membri dei comitati di coordinamento della rivoluzione, hanno riferito ad al-Arabiya di uno scontro a fuoco a al-Kiswah, tra alcuni militari dellesercito e le forze di sicurezza fedeli al regime, in seguito ad una spaccatura allinterno della prima divisione dellesercito siriano schierata intorno alla periferia di Damasco. Notizia immediatamente smentita dalla televisione di stato, che parla invece di 3 manifestanti morti per mano di «bande armate».
Nel frattempo il Consiglio Europeo riunito a Bruxelles si appresta ad approvare una Dichiarazione Finale in cui i capi di Stato e di governo dei Ventisette «condannano nei termini più forti possibili la repressione in corso, e la inaccettabile, traumatizzante violenza che il regime siriano continua a perpetrare nei confronti dei propri stessi connazionali». I leader comunitari «tributano pieno appoggio agli sforzi diplomatici finalizzati ad assicurare che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite possa assumersi le proprie responsabilità, e fornire unadeguata risposta alla situazione in Siria».
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