Sarà il Festival dei grandi dubbi e delle identità. Con lOccidente che sinterroga sulle apocalissi prossime venture, mentre quelle che apparivano le indelebili certezze degli ultimi secoli, oggi, si rivelano, sempre più spesso, improvvisi vicoli ciechi. Ma sarà anche un Festival giovane, allinsegna della sobrietà, fatto di sperimentazioni, contraddizioni e con una forte ricerca di nuove dimensioni nella sezione «Orizzonti». Sono queste le linee guida della 67esima Mostra internazionale darte cinematografica organizzata dalla Biennale di Venezia, aperta dall1 all11 settembre. «Una rassegna che interpreta lo spirito del suo tempo - spiega Marco Mueller direttore del Festival - caratterizzato da giovani cineasti. Uno spettro amplissimo di registi, forme e contenuti dialogherà con le altre linee di programma, non in competizione e nemmeno come alternativa, bensì come prova particolarissima che il cinema è in presa diretta, oggi più che mai, con tutte le arti, con tutti i linguaggi espressivi». LItalia avrà una forte presenza con 41 titoli, di cui quattro in concorso. Saranno in tutto 79 le opere in prima mondiale, 4 quelle in prima internazionale e 23 i film in gara con uno, a sorpresa, che sarà annunciato il prossimo 6 settembre. I titoli visionati da 102 Paesi - lo scorso anno erano 74 - saranno in tutto 4.251 di cui: 2.395 lungometraggi, 416 mediometraggi e 1.440 cortometraggi. La Mostra Internazionale darte cinematografica, presieduta da Paolo Baratta, si articolerà nelle seguenti sezioni: «Venezia 67», il tradizionale concorso internazionale, con la giuria che assegnerà il Leone d'oro e gli altri premi ufficiali; «Fuori Concorso», con opere significative firmate da autori la cui importanza sia già riconosciuta; «Orizzonti», sezione competitiva dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale, ora aperta anche ai film brevi e «fuori formato»; «Controcampo italiano», dedicata alle nuove linee di tendenza del cinema di casa nostra, con una giuria che assegnerà il premio «Controcampo italiano».
Il Leone alla Carriera della 67esima Mostra verrà attribuito a John Woo, uno tra i maggiori innovatori del linguaggio cinematografico contemporaneo, che è riuscito a far coincidere Oriente e Occidente. Sarà, invece, il regista e sceneggiatore statunitense Quentin Tarantino, uno tra i più importanti autori del cinema contemporaneo, la personalità chiamata a presiedere la Giuria internazionale del Concorso, che assegnerà il Leone d'oro e gli altri riconoscimenti ufficiali, affiancato da Gabriele Salvatores, Luca Guadagnino, Arnaud Desplechin ed altri. LItalia, dopo l'esclusione di Pupi Avati, concorre con lopera prima «La pecora nera», di Ascanio Celestini; «La solitudine dei numeri primi», di Saverio Costanzo; «Noi credevamo», di Mario Martone e «La Passione», di Carlo Mazzacurati.
Oltre a Darren Aronofsky, che aprirà la Mostra con «Black Swan», thriller sul mondo della danza con Natalie Portman, in competizione ci saranno, tra gli altri, Sofia Coppola, con «Somewhere»; Vincent Gallo, con «Promises Written in Water»; Abdellatif Kechiche, con «Venus Noire»; Richard J. Lewis, con «La versione di Barney», protagonista Dustin Hoffman; il nuovo film di Francois Ozon, «Potiche», con la coppia Gerard Depardieu-Catherine Deneuve; e Julian Schnabel che porterà «Miral», con Freida Pinto.
Ricco il cartellone di Medusa, leader di mercato del 2009, composto da 28 titoli, vario ed eterogeneo per soddisfare tutti i palati. Si va dal film sentimentale di Sofia Coppola (Somewhere), al dramma di Saverio Costanzo «La solitudine dei numeri primi», fino alla commedia romantica di Woody Allen, «Incontrerai uno sconosciuto alto e bruno». Non mancano i grandi autori Medusa, come Paolo Sorrentino, che porta in sala «This Must Be The Place», un progetto dalle radici italiane, ma molto internazionale, dirigendo i due premi Oscar, Sean Penn e Frances McDormand.
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