A Venezia saga di baby pianisti Vince il promettente Maltempo

Si chiama Premio Venezia, ha 23 anni. Lo promuovono gli Amici della Fenice in collaborazione con il Teatro. Si rivolge ai pianisti giovani, li seleziona e li fa giudicare con una giuria di sei musicisti e critici al top italiano; ma per premiarli c’è anche un’altra giuria, chiamata popolare, in realtà formata da dieci fra probiviri e probesignore dell’aristocrazia culturale della città. Nel teatro affollato, eliminatorie, semifinali, finali: e alla fine pareri anche discordi. Quest’anno i giurati non popolari erano sul tre a tre, e i popolari sono stati determinanti. Così ha vinto un ragazzo romano di 23 anni, un tipo dall’aria fra l’artista e lo scienziato, non alto, papillon e capelli dall’onda lunga, Vincenzo Maltempo, prevalendo su una ragazzina sorridente e minuta che veniva da Gallarate, Irene Veneziano. Ho ascoltato la semifinale e ho trovato i cinque concorrenti tutti ben preparati, col nitore che s’accompagna ad una buona educazione strumentale, se mai troppo educati e ancora non molto propensi a far distinguere per evidenze i diversi mondi degli autori.

Nel doveroso segreto ho fatto il tifo: Mal-tem-po-mal-tem-po! Ha un atteggiamento affettuoso per gli autori e la musica, un tocco caldo, un fraseggio libero quanto basta per parlare musicalmente a tu per tu col pubblico; quasi un poco all’antica, ma senza enfasi e a suo agio tanto in Chopin quanto negli Impressionisti. Da adottare sùbito.

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