Venivano dalla Liguria i venditori ambulanti di acciughe sotto sale e il fustagno tinto di blu

«Dal confine con la Liguria arriva “Domenica con una scatola di dolci”. Sentendola parlare sorge il dubbio di non essere in Piemonte poiché la sua cadenza e il suo dialetto sono decisamente liguri, come in tutti i paesi dell'Oltregiogo». Così Guido Moro presenta la Popolana che porta in dono dolci a Gesù appena nato in Presepe piemontese, storia curiosità costumi fede attività usanze leggende e superstizioni delle Genti del Piemonte (Priuli & Verlucca, editori, Collana di Civiltà e Cultura Piemontese). Per le vesti delle statuine dell'Oltregiogo, l'autore si ispira ad Arquata Scrivia nel cui borgo si allestisce un Presepe di 200 statue con abiti del primo Novecento: il capo e le spalle delle anziane, come nei costumi dell'Appennino genovese, sono avvolti in grandi mezzari di lana.
Moro ci parla di «Domenica» perché, oltre a «Gelindo e i pastori», «I Musicanti e i Cantori», «I personaggi della Natività», «gli Angeli nella Capanna» e le «Genti del Piemonte con i doni della fede», i Popolani come pure gli Artigiani dei mestieri costituivano i componenti essenziali nei presepi popolari piemontesi. L'autore, con un'accurata ricerca sulle tradizioni ricostruisce un grande affresco, in cui i «Popolani con i prodotti locali e con i regali personali» costituiscono un'attrattiva in più per il lettore moderno, offrendo una rassegna delle attività artigianali e delle produzioni tipiche nel contesto in cui sono maturate.
L'autore, ricercatore e consulente di marketing, è anche ceramista. Non a caso, in tre anni di prove per sviluppare l'antica tecnica di fabbricazione, ha messo a punto una galleria di 240 statuine: personaggi inseriti nella vita quotidiana e negli avvenimenti storici del loro tempo, facendo rivivere mestieri locali, attività itineranti, emigranti, congregazioni, feste, modi di vivere dei vecchi. Incontriamo Monsù Carlin di Cuneo con i marrons glacés e i cuneeesi al rhum, Beppe con i cestini di mele e pere della Langa, tra cui la Madernassa (varietà autoctona di storia pluricentenaria del Roero), che secondo tradizione va bollita nel vino con zenzero e vaniglia. Lorenzina dal Monregalese reca il piatto «Antica Mondovì», su cui è raffigurato il gallo. Questo presepe è piemontese, ma per i tanti legami storici con la Liguria ci inonda di ricordi della nostra terra: dai panini con frittata che gli ambulanti offrivano alla stazione di Ceva ai viaggiatori dal Piemonte al mare, agli «Ancioé», venditori ambulanti di acciughe sotto sale (indispensabili alla bagna càoda) che erano montanari della Valle Maira discesi fino al porto di Genova, ma anche abitanti della riviera, di Santa Margherita, Finale, Celle che risalivano l'Appennino per vendere prodotti liguri e «spezie», arrivate per mare, nel basso Piemonte.


Veniva a Genova dal Piemonte il fustagno, di cui si parla a proposito della Tëssiòira (tessitrice), tinto in blu (colore ricavato dalla pianta del gualdo), usato anche dall'esercito sabaudo per cui i Savoia avviarono azioni protezionistiche. Quel fustagno di Chieri, esportato attraverso il porto di Genova, veniva chiamato «blu di Genova», da cui in America «blue jeans» come «denim» dalla francese «de Nîmes», produttrice di fustagno.

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