Le lesioni cutanee croniche costituiscono una patologia sempre piu' diffusa e ad elevato impatto sociale.
«In Italia sono circa due milioni le persone che nel corso della loro vita soffriranno di ulcere cutanee, il 50% in modo invalidante. Circa 30mila sono bambini e ben il 75% delle persone affette non possono permettersi le cure perchè troppo care». Lo afferma Giorgio Guarnera, presidente della Associazione italiana ulcere cutanee (Aiuc). Nata nel 1999, si occupa della prevenzione, la diagnosi e la cura delle lesioni ulcerative cutanee. Sono ferite difficili, senza una spontanea tendenza alla cicatrizzazione, causate da patologie di diversa natura tra cui le malattie vascolari, il diabete e tutte quelle disfunzioni che costringono il paziente ad allettamento prolungato. Le ulcere più comuni sono la venosa, l'ischemica, quella da decubito e l'ulcera da piede diabetico. Il dottor Guarnera sottolinea che la patologia venosa è particolarmente frequente nei paesi industrializzati ed è connessa spesso a situazioni lavorative che obbligano ad una posizione ortostatica prolungata. Quadri clinici come varici o pregresse trombosi venose determinano una condizione di ipertensione venosa, che, se non adeguatamente trattata, soprattutto con un atto chirurgico o una terapia compressiva, può portare alla formazione di una ulcera, che ha una spiccata tendenza alla recidiva. L'ulcera dalle conseguenze più drammatiche è l'ulcera ischemica, correlata cioè ad occlusione di vasi che portano sangue arterioso e quindi ossigenato ai tessuti. Tale quadro è particolarmente grave nei pazienti diabetici.
Il 50% di tutte le amputazioni riguardano proprio i diabetici. Il 15% circa dei diabetici andra' incontro negli anni a un'ulcera del piede che richiedera' cure mediche. Su 100 diabetici amputati circa 84 hanno avuto come causa dell'amputazione un'ulcera. Dal 1999 al 2008 in Italia le amputazioni per cause vascolari restano costanti (10mila all'anno) nonostante i vari Piani sanitari nazionali, compreso quello del 2010 - 2012, prevedano come obiettivo una drastica riduzione delle amputazioni.
Il dottor Guarnera è responsabile dell'unità di chirurgia vascolare delle lesioni ulcerative, nell'ambito del dipartimento di chirurgia e patologia vascolare dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata di Roma. É un esperto, autore di libri e oltre 150 pubblicazioni scientifiche su argomenti di flebologia, chirurgia vascolare e ulcere cutanee, che rappresentano una delle prestazioni sanitarie piu' costose in assoluto: nel mondo il 2-3% del budget nazionale viene speso per la cura delle ulcere, in Italia quelle venose assorbono 125 milioni di euro l'anno. A tali costi diretti (tempo assistenziale e medicazioni ) vanno sommati i costi indiretti, pari a 460mila giornate lavorative perse dai malati e dai loro familiari che li assistono. Solo il 12% dei pazienti è seguito in ospedale, il 35% nelle Residenze Sanitarie, il 17% nelle Case protette e il 36% a domicilio.
Nella maggior parte delle città italiane non vi sono centri di eccellenza per la cura delle lesioni cutanee. Si sta lavorando per creare reti o percorsi integrati tra territorio e ospedale a garanzia della continuità assistenziale. Queste forme patologiche richiedono un approccio multidisciplinare, stretta collaborazione tra chirurghi generali, vascolari, plastici, angiologi, dermatologi, diabetologi, geriatri, fisiatri, fisioterapisti, podologi. Specialisti che devono lavorare con grande armonia offrendo al paziente le migliori cure senza dover passare da un ospedale all'altro alla ricerca di una valida soluzione terapeutica. Negli ultimi dieci anni si sono conquistate cure efficaci grazie ad una profonda conoscenza delle patologie alla base delle ferite difficili e delle fasi di guarigione. Le industrie, e quelle italiane rappresentano una solida realtà, hanno messo a punto attraverso la ricerca prodotti di grande rilievo terapeutico. Basti pensare ad esempio a tutte le opportunità offerte dall'acido ialuronico.
« L'Aiuc, con i suoi 2600 operatori sanitari, ha contribuito - conclude il dottor Guarnera- ad una maggiore sensibilità sull'importanza di percorsi diagnostico-terapeutici per una assistenza clinica di eccellenza ed il contenimento dei costi. Un ulteriore progresso verrà da test diagnostici in grado di predire la tendenza alla guarigione e quindi confermare l'appropriatezza della terapia».
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