Vicente María Izquierdo Alarcón

Nato nel 1891 a Mosqueruela, in provincia di Teruel, aveva venticinque religiosi nel parentado. Suo fratello Urbán si fece camilliano e sua sorella Teodora suora di Sant’Anna. Vicente, dal canto suo, entrò in seminario a Valencia e ne uscì sacerdote nel 1915. Per diversi anni fece il coadiutore in varie località: a Ollería, a Cogullada, a Carcagente e a Cheste. Nel 1931 divenne parroco titolare a Bicorp. Molto devoto alla Madonna e bravo coi pennelli, dipinse un’icona mariana che vinse il primo premio al Concorso Mariano Monfortano di Barcellona. Ma era bravo anche come musicista, tant’è che compose l’inno della congregazione delle Figlie di Maria di Carcagente e la novena alla Santísima Cruz. Dormiva poche ore perché era solito alzarsi all’alba per ascoltare le confessioni dei contadini che andavano al lavoro nei campi e permettere loro di sentire la messa. Si ridusse praticamente in braghe di tela a furia di assistere con i suoi beni i poveri. Sempre di tasca sua riuscì a pagare il riscatto per la venerata immagine catalana della «Mare de Deu dels Desamparats», patrona di Valencia, che nel 1936 i miliziani stavano bruciando con tutta la sua basilica. Allo scoppio della guerra civile era parroco a La Puebla de Farnals, un paesino vicino a Valencia. Qui le sue attenzioni erano rivolte soprattutto ai giovani dell’Azione Cattolica.

Naturalmente, le attenzioni degli anarco-comunisti si rivolsero subito a lui. Venne acciuffato e condotto a «fare una passeggiata» verso Rafebuñol. Fu in questa località che il «paseo» fu interrotto da una raffica di mitra.

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