da Vicenza
Aspettano che finisca il turno di lavoro, alle cinque del pomeriggio, per trasformarsi in manifestanti. «Siamo dopolavoristi della protesta», scherzano mentre si imbavagliano e srotolano gli striscioni preparati artigianalmente, con scritte a pennarello. Sono i dipendenti vicentini dellesercito americano, una delle «aziende» più importanti della zona, visto che la caserma Ederle è operativa da oltre 50 anni e oggi dà lavoro a circa 750 persone. Sono quelli che dicono sì alla realizzazione della nuova base Usa al Dal Molin, quella che ha già fatto cadere una volta il governo Prodi. Ma stavolta i bersagli sono Santoro e la Rai, accusati di aver suonato le trombe per i comitati del no, sponsorizzati dalla sinistra radicale, e cancellato la voce del sì.
Appuntamento alle cinque, dunque, alla fine del turno. La caserma della guerra, come la chiamano i no-global, ha il vezzo di stare in viale della Pace, a Vicenza. Poco avvezzi alle sfilate, i manifestanti si mettono dietro gli striscioni («Dopo aver visto Anno zero - si legge su un lenzuolo - Emilio Fede santo subito») ai bordi della strada e distribuiscono volantini agli automobilisti.
Saranno 200, forse 300 quando il flusso in uscita dalla caserma è più grosso. Roberto Cattaneo, portavoce del «Sì Dal Molin», grida tutta la sua amarezza contro quella che ritiene un palese esempio di disinformazione Rai. «Hanno parlato solo loro, lItalia non è stata informata che esiste una grossa fetta di vicentini che è favorevole alla base americana. Chiediamo un intervento dellAuthority perché metta fine a questo andazzo».
Gli dà manforte lonorevole Pierantonio Zanettin, di Forza Italia, che già aveva chiesto, e ottenuto, che lAutorità garante delle Comunicazioni estraesse il cartellino giallo nei confronti di Lucia Annunziata e della trasmissione In mezzora per unaltra puntata sul Dal Molin totalmente schierata col no (ospiti in studio erano Luca Casarini e lex sindaco di Vicenza, Achille Variati).
Dura poco più di mezzora la manifestazione degli imbavagliati, che si conclude con il rogo degli abbonamenti Rai: «Questo servizio pubblico non avrà più i nostri soldi».
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