da Milano
Se il mio vicino evade, lo faccio anchio. Si chiama «moltiplicatore sociale», secondo una ricerca di Giulio Zanella delluniversità di Siena e di Roberto Galbiati dellUniversità Bocconi, sugli italiani e il fisco: «A livello teorico levasione è come una forma di investimento - spiegano - ed è razionale non pagare le tasse se ci si aspetta che anche altre persone portino a frutto senza danni lo stesso tipo di operazione». Non è tutto: la ricerca, che ha analizzato un «data base» di 80mila italiani, ha anche scoperto che i tre quarti del campione hanno fornito, più o meno volontariamente, dati sbagliati al fisco per laccertamento delle tasse da versare, mentre quando si tratta dei propri crediti fiscali nei confronti dello Stato, il 90% comunica con esattezza gli importi che sono dovuti.
Come dire che anche chi non evade scientemente, è portato ad «aggiustare», per così dire, a proprio favore la dichiarazione dei redditi. In sostanza, il contribuente organizza il suo comportamento nei confronti del fisco sulla base di un preciso calcolo delle probabilità. È vero, afferma la ricerca, che il cittadino sa come lincremento del numero degli evasori comporti una maggiore pressione da parte di chi controlla, ma si pensa anche che questo aumento della base di evasori teoricamente da perseguire comporti maggiori difficoltà nello scovare le singole persone che compiono il reato. Senza contare il peso di una sorta di emulazione: se il mio vicino evade le tasse, e resta impunito, perché non devo esserne capace anchio? Il moltiplicatore sociale dellevasione fiscale, afferma lo studio, può servire però anche allo Stato in senso inverso. «Se levasione viene scoperta, oltre al singolo individuo anche altre persone avranno un maggiore timore di essere scoperte - spiegano i ricercatori - e quindi si otterrà un rapido effetto traino» in senso positivo per le finanze dello Stato: per ogni euro speso dallo Stato contro levasione fiscale, se ne recuperano in media 2,3.
Anche se non è sempre colpa del cittadino se la dichiarazione è inesatta: «Tre 730 su 4 sono errati per colpa dei Caf in quanto i contribuenti vengono assistiti da persone sfornite di qualunque conoscenza tecnica» - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani.
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