«La vie moderne», nobiltà della vita contadina

da Cannes

Il cinema ipercommerciale americano, rappresentato da Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo di Steven Spielberg, è stato bilanciato ieri, nel programma del Festival di Cannes, dal documentario di Raymond Depardon La vie moderne (Profils paysans) sulla vita contadina in Francia, presentato nella rassegna «Un certain regard».
L’argomento ha in Francia un peso e un significato diverso da quello, più esiguo, che ha in Italia. «La terra non mente», si diceva ai tempi del Maresciallo Pétain. Di conseguenza lavorare la terra è stato sinonimo di essere a destra, mentre lavorare nell’industria è stato sinonimo di essere sinistra.
Reduce sessantottardo, Depardon si è sentito così in dovere di presentare il film al pubblico ricordandolo, ma aggiungendo che quel pregiudizio va superato.

Perciò ha fatto il film, dove intervista contadini di varie località francesi, scelti fra quelli della collina. Ne risulta un quadro sottilmente antropologico e felicemente cinematografico, su una categoria che s’è molto ridotta, ma ha ancora un grande peso. Cercasi emulo italiano.

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