Vigilia calda per le sfilate romane, che inizieranno giovedì 7 luglio. A rendere incandescente l'atmosfera è lo scontro, durissimo, tra la Regione Lazio e i vertici di Alta Roma, la società nata per promuovere la moda nella capitale, composta dal socio maggioritario Camera di Commercio e da Comune, Regione e Provincia.
Continua ad alimentare polemiche l'annuncio choc di Renata Polverini, che vuole togliere il contributo regionale alle sfilate: circa 700mila euro. E il governatore laziale lancia accuse pesanti ad Alta Roma per spiegare i tagli.
«La Regione non è il bancomat di nessuno», spiega il vicepresidente del Lazio Luciano Ciocchetti: «Non c'è stato nessun rispetto istituzionale. Non siamo più disponibile a fare da zerbino di nessun'altra istituzione. O c'è condivisione progettuale di quello che si deve fare, oppure ognuno sceglierà le proprie strade».
Il segnale è preoccupante e la presidente di Alta Roma, Silvia Venturini Fendi, ha già sottolineato che in una fase di crisi economica come questa, se il Consiglio regionale approverà il taglio dei contributi alla società, ci sarà dal 2012 un forte impatto negativo.
Si parla molto di aprire Alta Roma ai privati, ma per ora non si vede nulla di concreto all'orizzonte e, se le risorse mancanti non saranno rimpiazzate da altre, i tagli penalizzeranno fortemente le attività di Alta Roma.
Ma com'è nato questo scontro? Gestione verticistica di Alta Roma e mancanza di collegialità sulle scelte sono le accuse principali.
Ciocchetti insiste sul fatto che la Regione è stata tagliata fuori dalle decisioni importanti sui progetti per la promozione della moda romana. Anche se lascia aperta una porta: «Se tutto questo avverrà - avverte il numero due della Regione- non faremo mancare il nostro sostegno e il nostro appoggio ad Alta Roma».
Silvia Venturini Fendi respinge le accuse. Dice che la Regione «ha partecipato regolarmente con rappresentati della Presidenza, dell'Assessorato alla cultura e dell'Assessorato alle attività produttive alle diverse assemblee svoltesi nell'ultimo anno per la condivisione e approvazione di mission, programmi, attività e budget».
Ma la presidente di Alta Roma aggiunge di essere «disponibile a trovare, fin da ora tutte le soluzioni possibili che soddisfino le legittime esigenze dei Soci» e si augura che ci spossa essere «un confronto sereno su problematiche e prospettive passate e future».
Le critiche ad Alta Roma, però, non vengono solo dalla Regione. E questo suscita ancora più allarme.
Il presidente della Camera di Commercio di Roma, Giancarlo Cremonesi, dice di capire la posizione della presidente Polverini, «perchè è abbastanza inusuale che in una società i soci non vengano coinvolti nelle decisioni sulle strategie, sui progetti e sul budget». E lancia un appello ai privati perchè entrino nel capitale di AltaRoma e contribuiscano a rilanciare la moda romana.
La governatrice sembra appoggiata anche dal governo. Francesco Giro, sottosegretario ai Beni Culturali, dice che la polemica contro la Polverini «non ha molto senso». E rincara la dose: «È chiaro che la Regione come il Comune non dovranno essere più considerati delle slot machine che dispensano soldi senza condividere i progetti».
Il Comune, appunto, dove covano evidentemente altri malumori. Alessandro Vannini (Pdl), presidente della commissione Turismo e Moda di Roma Capitale, sostiene che «la decisione della Polverini di togliere il contributo regionale ad AltaRoma è frutto di una mancanza di collegialità tra le scelte della società gestita da Silvia Venturini Fendi e le istituzioni locali». Le sfilate romane, accusa, finora hanno avuto un «carattere troppo elitario con defilè aperti soltanto a pochi eletti senza coinvolgere in nessun modo la città». Si pone, dunque, il problema di quale debba essere il ruolo di Alta Roma. «Promuovere - chiede l'esponente del governo comunale- le grandi griffe che comunque già dispongono di mezzi importanti con cui lavorare o aiutare il mondo dell'artigianato e delle scuole di moda che fanno parte integrante del tessuto economico e sociale della capitale?».
La richiesta, anche dal Comune, è quella che la società torni a dialogare con tutti. «Compresi - sottolinea Vannini- quei settori di impresa che finora sono stai tagliati fuori e che non hanno avuto modo di offrire le proprie idee per il rilancio di un settore così importante come quello della moda. Servono strategie concertate che attirino investimenti, diretti in primo luogo verso coloro che più ne hanno bisogno come giovani studenti o piccole imprese artigianali».
Altra voce critica è quella del presidente di Federlazio. Maurizio Flammini dice di essere contro l'assistenzialismo e quindi di non essere «sconvolto» dal fatto che la Polverini voglia togliere i contributi ad Alta Roma, anche se assicura che Federlazio ha sempre dato il suo contributo e continuerà a darlo.
«Sono convinto - afferma Flammini- che bisogna dare una spinta al settore della moda, attraverso gli investimenti privati. L'azione del governo di Comune e Regione, secondo noi, dovrebbe essere mirata a rendere questo settore più interessante per i privati».
Mentre s'incrociano le stoccate politiche e sembra sempre più incerto il futuro della società che doveva far tornare Roma ad essere una delle capitali della moda, gli stilisti che si preparano ad andare in passerella sono a dir poco preoccupati.
Il calendario prevede da venerdì a martedì prossimo le sfilate delle griffe più importanti come Gattinoni, Sarli, Curiel, Balestra, insieme a stilisti emergenti come Jack Guisso, Nino Lettieri, Giada Curti, Tony Ward, Abed Mahfouz e poi scuole e accademie, iniziative di lancio dei nuovi creativi e di promozione dei vecchi artigiani.
Ma il primo effetto della polemica tra Alta Roma e Regione Lazio, nota Stefano Dominella, è che in questi giorni di vigilia è stata oscurata nei mass media ogni notizia e anticipazione su creatività, abiti e modelle per dilungarsi sullo scontro politico.
Il presidente della maison Gattinoni ed expresidente di AltaRoma cerca di riportare l'attenzione sulla moda e si augura che la Polverini e tutti i più alti rappresentanti delle istituzioni vengano ad assistere alle sfilate, «dimostrandosi così a sostegno del lavoro di tutti».
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