Il vino è piacere, non una droga

Paolo Marchi

Al Vinitaly di Verona prima, a Milano ora, Andrea Muccioli ha presentato la seconda edizione di Squisito, www.squisito.org, rassegna che si celebrerà all’interno della comunità di San Patrignano a Coriano (Rimini) da sabato 1° ottobre a lunedì 3. Il sottotitolo non lascia dubbi su cosa troveremo: «Cuochi, prodotti, ricette, vini. Itinerario nel buonpaese». Avremo, tra i tanti momenti, tutti aperti al pubblico (simbolico il prezzo d’ingresso: 5), Déjeuner sur l’herbe, un picnic impressionista all’interno del campo di equitazione; Dolce amaro, spazio a tutto cioccolato; Experimenta ovvero alla ricerca della sensorialità perduta, tra i personaggi Aimo Moroni ci insegnerà a fare la spesa, Umberto Giraudo a scegliere, preparare e servire il tè e Franco Cazzamalli a conoscere i tagli poveri ma ricchi del quarto anteriore; la Giostra dei Cuochi, dieci personaggi con il tocco in testa: Davide Oldani parlerà dell’alta qualità a basso prezzo, Heinz Beck dei finger foods, Lucio Pompili della caccia in cucina (ha firmato per Gribaudo il volume La Selvaggina), Paolo Teverini della cucina con le castagne, Antonello Colonna di quello che si può fare con quanto abbiamo in frigorifero, Giancarlo Perbellini dei diversi modi di interpretare uno scampo, Philippe Leveillè dell’uso del burro in cucina (è francese e cucina in Lombardia...), Ezio Santin esalterà le frattaglie (splendido), Pietro Leemann, vegetariano, i piatti senza carne e Lidia Alciati la cucina di Langa e il tartufo bianco di Alba.
Non solo questo però. Anzi, a quattro mesi dall’evento è importante parlarne per lo spunto offerto da altri due precisi momenti: «Alla ricerca del cibo perduto», itinerari del gusto all’interno della filiera produttiva di San Patrignano, e il convegno «Ma il vino è una droga?». È la domanda che ho fatto ad Andrea Muccioli senza ancora conoscere il programma di Squisito. Fateci caso, ma in un’Italia dove sembra benedetto ogni eccesso legato a tanti settori, tipo tivù, sesso, sport, doping, morale, gossip, Bacco viene trattato da certi settori come se fosse droga pesante. Perfetta incarnazione di questa visione l’ex ministro Sirchia, su posizioni opposte a quelle di un Alemanno sempre in sella alle risorse agricole, intelligente nel cogliere la ricchezza del patrimonio enogastronomico italiano, con tanto di scontro a distanza tra loro due mesi fa al Vinitaly.
Tutto a Coriano ebbe inizio, a livello di una comunità che oggi è abitata da 1.800 persone, per l’autoconsumo e l’autosostentamento, un’attività agro-alimentare che da sempre poggia, da un lato su viticultura e vinificazione e da un altro sull’allevamento di bovini e ovini. Più avanti nel tempo si è aggiunto l’allevamento di suini e, recente, una produzione di nicchia di olio d’oliva nella sede di Cecina in provincia di Livorno. Muccioli nel suo racconto arriva a rispondere alla domanda che dà il la a questo articolo: il vino è una droga? «Formaggi, salumi, vino, la locanda di Montepirolo (ne è chef Tiziano Rossetti, l’apertura purtroppo non avverrà domani né dopodomani, un po’ di pazienza ancora: aprile ’06, ndr), tutto rientra nel concetto di eccellenza e di qualità che è fondamentale nel progetto educativo e di recupero. Noi intendiamo dare agli ultimi della società la possibilità concreta di poter essere, se lo vogliono, dei numero 1. Una persona che ha conosciuto le cose più brutte della vita e di se stesso, che ha annientato la propria dignità, ha ancora più bisogno del bello, la bellezza è un suo diritto e noi gli offriamo questa possibilità in più campi e se ci mettiamo a far vino, quel vino deve essere super. Questi ragazzi compiono un eccezionale viaggio dentro a loro stessi. Se pensiamo quanto sia difficile per noi, che non abbiamo le loro storie alle spalle, eliminare un piccolo difetto, senza quasi mai riuscirci, dobbiamo solo offrire loro il meglio, loro che, annientati, ripartono da zero. Lo strumento? È fondamentale crederci: quando arrivano da me per la prima volta, io non vedo il fallito, il criminale, il drogato, ma l’essere umano con straordinarie potenzialità al suo interno. Se non ci credo io, come può crederci uno che non crede più in nulla?».
E da questa premesse, discendono tutti gli sforzi della comunità: «Abbiamo 55 attività diverse, con una novità a Bibbona in Toscana, 23 ettari, 15 a ulivo e 8 a vigna dove è attiva una cooperativa di reinserimento agricolo, un progetto di altissimo livello per un olio e un vino che si chiama Paratino, cabernet franc e cabernet sauvignon. Sì, sono tanti i cuochi che ci aiutano, su tutti Vincenzo Cammerucci, quindi Fulvio Pierangelini (a proposito, grazie a suo figlio Fulvietto e a Massimo Spigaroli a settembre avremo il culatello di mora romagnola), Moreno Cedroni, Gianfranco Bolognesi, Valentino Marcattilii. Il vino? Non è una droga, ma i giovani ne consumano di più e ne abusano, anzi quello che cercano è l’alcol, in un modo sempre più assimilabile all’uso di droga, allo sballo. Bisogna combattere un certo uso minorile del vino, dell’alcol senza campagne terroristiche che servono a niente, i giovani vanno educati con i dovuti divieti. Bisogna avere un approccio intelligente al vino, che va consumato con misura perché resti il piacere che è.

Noi di San Patrignano apponiamo questa scritta su ogni bottiglia prodotta: “Il vino è piacere e salute: bevi con sobrietà”. E invitiamo gli altri produttori a imitarci. Siamo ormai in una settantina, l’ultima è stata la cantina Pasqua di Verona. Questo serve per regalare qualità a questi ragazzi».

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