Dentro la scuola bullismo e microcriminalità sono da tempo un fenomeno di emergenza. «Ne sono coscienti tutti - ammette Anna Maria Dominaci, direttore scolastico regionale -. Per questo attendiamo con ansia le linee guida di intervento che il ministro Giuseppe Fioroni si è impegnato a diramare dopo il lavoro della speciale commissione di esperti presieduta dal suo predecessore Luigi Berlinguer. A quel punto avremo a disposizione uno strumento adeguato per fronteggiare un fenomeno che ha ormai raggiunto il livello di guardia». E intanto? «Ogni scuola nella sua autonomia sta già prendendo misure importanti - continua la Dominaci -. Operatori scolastici e famiglie hanno raggiunto una grande consapevolezza della necessità di non lasciare correre alcun episodio di illegalità. I consigli di classe, non appena si scopre qualche atteggiamento singolo o di gruppo che non può essere tollerato, subito intervengono e adottano le misure giuste per ribadire che le regole che devono governare la convivenza tra gli studenti vanno rispettate».
Per il direttore scolastico regionale non ci sono a Milano delle scuole particolarmente a rischio: «Il disagio dei nostri ragazzi è ormai generalizzato - dice -. In questo senso una scuola del centro non è meno a rischio di episodi di intolleranza e violenza di una scuola di periferia. Certi fenomeni si dilatano anche attraverso processi di emulazione: basti guardare al fatto di registrare coi telefonini certe scene di violenza e poi diffonderle su internet. Ho vissuto la tremenda esperienza di Torino, ma anche qui a Milano ho dovuto dopo poche settimane dal mio insediamento occuparmi di unanaloga vicenda in un istituto in provincia, a Vittuone. In tutte due i casi abbiamo dato una risposta tempestiva, un segnale importante per i ragazzi che devono sapere che non cè tolleranza di fronte a certi comportamenti che violano le più elementari norme di rapporti tra le persone».
Due esempi che dimostrano che a scuola chi sbaglia comunque paga. Ma per Anna Maria Dominaci le sanzioni non bastano: «Proprio perché siamo a scuola - continua - non bisogna dimenticarci che abbiamo un fondamentale compito rieducativo. Sospensioni o addirittura allontanamento dalle lezioni magari per un lungo periodo, ma poi occorre pensare a come riportare questi ragazzi sulla retta via. Sapendo che anche sotto questo profilo non ci sono differenze fra studenti provenienti da ambienti deprivati o figli di famiglie per bene, perché tutte le situazioni in cui siamo chiamati ad intervenire vedono come protagonisti ragazzi di ogni ceto sociale. La scuola, dunque, deve avere il suo ruolo propositivo: per questo accanto alla sanzione disciplinare occorre mettere a punto dei programmi riparativi in cui i ragazzi siano protagonisti anche in buone attività».
Un metodo già applicato allIstituto professionale Kandinsky, dove spesso la sospensione comminata a ragazzi che sbagliano, viene convertita in un obbligo a fare volontariato. Tutto ciò è possibile in ogni modo se su questa linea sono daccordo non solo gli insegnanti, ma anche i genitori.
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