Politica

«Virus dei polli, abbiamo trovato il vaccino»

Ma la comunità scientifica internazionale appare molto scettica

Nino Materi

«Il vaccino contro l'influenza aviaria sviluppato nei laboratori ungheresi è in grado di proteggere sia gli esseri umani sia gli animali dal virus che provoca la malattia. I risultati sono preliminari, ma posso dire con una certezza del 99,9 per cento che il vaccino funziona». Parola del ministro della Sanità di Budapest, Jenoe Racz.
Racz è uno delle «cavie» umane che hanno partecipato alla sperimentazione del vaccino contro il virus H5N1 responsabile dell'influenza aviaria. Il ministro ha spiegato che, dalle analisi preliminari, ha sviluppato nel sangue gli anticorpi che ci si attendeva. Sono stati infatti i servizi veterinari della capitale ungherese a diffondere i dettagli di una scoperta che - se confermata - rappresterebbe un evidente salto qualitativo nella lotta al rischio pandemia. Una «svolta» auspicabile, ma ancora tutta da verificare. Se da una parte infatti i ricercatori diconono che i «risultati dei test sono confortanti», dall’altra sottolineano di «avere bisogno di ulteriori verifiche». E certo non è casuale il silenzio con cui la comunità scientifica mondiale ha accolto l’annuncio. «L'efficacia del prototipo di vaccino è sperimentata sul pollame ed è dunque possibile utilizzarlo per vaccinarli», ha affermato il presidente della struttura di ricerca denominata «Antsz», Laszlo Bujdoso. Dichiarazioni rilasciate all’agenzia di stampa ungherese Mti e diffuse in tutto il mondo.
«Se i test clinici fossero positivi, questo prototipo funzionerà da base per la produzione di un vero vaccino», ha aggiunto Bujdoso.
«Prima di fare prove cliniche sulle persone, è normale farle sugli animali, in particolare uccelli e pollame, perché vogliamo evitare i potenziali effetti secondari o tossici agli umani - ha precisato il direttore della comunicazione dell'Antsz, Ilona Taszari -. Avremo i primi risultati degli esami clinici condotti sugli umani verso la fine della settimana o all'inizio della settimana prossima».
Il prototipo di vaccino è stato sviluppato dai servizi veterinari ungheresi basandosi su un ceppo H5N1 dell'influenza aviaria apparso a Hong Kong nel 1997 e isolato a inizio 2005 su una persona nel Sud-est asiatico dall'Organizzazione mondiale della Sanità. La realizzazione di un prototipo è una tappa indispensabile per la rapida messa a punto di un vero vaccino contro il virus H5N1 se quest'ultimo mutasse e si trasmettesse da uomo a uomo, creando il rischio di una pandemia.
Sul costo preciso per lo sviluppo di questo prototipo di vaccino è stato messo il «segreto di Stato» (si parla comunque di 4 milioni di euro).
Intanto l’Unione europea ha deciso che, entro la fine dell’anno, vi sarà una grande esercitazione in tutti gli Stati membri della Ue «per testare le capacità di reazione e coordinamento dei vari paesi di fronte a una possibile emergenza pandemia a seguito del dilagare dell'influenza aviaria». Esidenza tanto più impellente, se si considera che anche ieri si sono registrati nuovi casi di infezione: da alcune analisi effettuate da esperti russi, è stata rilevata la presenza del virus dei polli nella sua forma letale, l'H5N1, nella regione di Toula, a circa 300 chilometri a sud di Mosca. Confermata anche la trasmissibilità del virus all'uomo.
Brutte notizie pure dalla Romania dove i test effettuati sui volatili morti la settimana scorsa hanno confermato anche in questo caso la presenza di un focolaio del virus H5N1. Drastiche contromisure anti-influenza aviaria pure in Europa: a partire da sabato, in Germania tutto il pollame dovrà essere tenuto in luoghi chiusi.

Aperta, invece, rimane l’emergeza virus.

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