NellOlimpiade pechinese che va in archivio, tra i tanti poeti che ci hanno tenuto compagnia su Raidue, non si può dimenticare il Pindaro di Canale 5, il biondo Giacomo Crosa. Ogni giorno, a pranzo e a cena, ha raccontato con straordinario lirismo agli spettatori del Tg5 gli avvenimenti dei Giochi. Latletica figura esaltata dalla camicia immacolata, i polsini arrotolati sugli avambracci poderosi, catenine, braccialetti e orologione in ordine sparso, sguardo e voce penetranti. Ah, che attore avrebbe potuto essere, se, abbandonata la gloriosa pedana del salto in alto, che lo aveva issato alle Olimpiadi da atleta, non avesse deciso di impugnare il microfono. I fedelissimi del Tg5 lo apprezzano da anni, quando il lunedì intervista con cameratesca complicità il personaggio più in vista del campionato.
Sul palcoscenico televisivo di Pechino ha alternato pugno di ferro e guanto di velluto nel districarsi tra gli inviati. Ma le frasi di collegamento tra gli altrui servizi non sono mai state banali; pur tra rime non baciate, se nè percepito istantaneamente lafflato poetico.
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