Il voto degli italiani all’estero: prima dimenticati, poi traditi

Siamo un gruppo di italiani che vive in Colorado, la ratio di schede elettorali da noi ricevute è stata di 2 a 3 (non ricevute). Più del 50% in negativo. In una famiglia di 4 persone è arrivata una sola scheda. Abbiamo telefonato al Consolato e lasciato messaggi a una segreteria telefonica, (impossibile parlare a un essere umano). Con le e-mail stesso risultato. Grande confusione, impreparazione? Evidentemente. Chiamando amici in giro per gli Usa sappiamo che lo stesso è avvenuto a Miami, a Chicago. Abbiamo seguito le indicazioni rilasciate da Rai International su cosa fare, ma ad esempio un nostro amico che voleva votare in Italia, prevedendo un viaggio a Roma, non ha potuto farlo perché le istruzioni erano vaghe, e alla fine si è trovato davanti un muro di indifferenza e un secco «no, lei non può votare» al seggio di Roma.

Paura del temuto voto conservative degli italiani all’estero? La solita conspiracy theory? Può darsi, ma il dato di fatto è che non si può influire sul destino del proprio Paese giocando a improvvisare un voto in un’elezione così importante senza organizzazione adeguata. Se prima non eravamo rappresentati, ora ci sentiamo traditi.

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