Weekend colto in riva ai laghi tra pittura, scultura e videoarte

Weekend colto in riva ai laghi tra pittura, scultura e videoarte

Se non vi è bastata la «scorpacciata» di arte e design a Milano, i laghi lombardi offrono intelligenti proposte alternative. Cominciamo da Como dove Gabriele Perretta ha curato allo Spazio Natta «Mai nessuno mai! Verso nuove tracce di contaminazione mediale» (ingresso libero, fino al 22 aprile), una mostra, per usare le parole del curatore, «che stimola i cinque sensi». Esposte in modo originale (al posto delle sezioni ci sono le «tracce», quasi che l'esibizione potesse registrare le varie proposte come avviene in un Ipod) ci sono anche opere di artisti molto noti, come Michelangelo Pistoletto o come Gianfranco Baruchello che presenta un frammento di un'opera multimediale che porterà a giungo alla prestigiosa Documenta di Kassel (è uno dei pochi artisti italiani invitati). E poi lavori digitali di artisti meno noti al grande pubblico, ma attenti alla sperimentazione. Contaminazione tra design, pittura, video-art, architettura, scultura: è questa la parola d'ordine della mostra comasca. Se ci spostiamo verso il Lago Maggiore, fermandoci a Varese, un'altra mostra di arte contemporanea merita una visita. Inaugura oggi, s'intitola «Sculture rosse in città» e celebra le opere dello spezzino Giuliano Tomaino: «Usiamo la scultura per offrire una nuova chiave di lettura di Varese», ha detto Botta che ha voluto nove sculture «rosso Tomaino» (grandi cavalli a dondolo, sculture di imponenti dimensioni, due uccelli stilizzati) in piazza Monte Grappa, sul campanile di San Vittore e sul balcone della Camera di Commercio della città. È una mostra di arte pubblica, che trasforma fino al 3 giugno il capoluogo dell'Insubria in un teatro, dove le rosse sculture dialogano, quasi giocando, tra loro. Se poi si ha voglia di oltrepassare il confine e andare in Svizzera, l'offerta culturale sul lago è notevole: in attesa, dal 29 aprile, di ammirare l'interessante mostra che mette a confronto le tele di Filippo De Pisis con i versi di Eugenio Montale (al museo di Mendrisio, sarà la mostra clou dell'estate), si deve puntare dritti dritti verso Lugano. Qui ci sono due mostre che meritano una visita. Cominciamo dalla personale dedicata a Giorgio Morandi: pittore umbratile e sedentario (proprio in Svizzera fece uno dei suoi rari viaggi), celebre per le sue nature morte (ma il pezzo forte della mostra è l'«Autoritratto»), Morandi creò una pittura fatta di luci, di ombre, di polveri. Morto a metà degli anni Sessanta influenzò moltissimo, più di quanto non si pensi, l'arte a venire: non solo la pittura, ma anche le scenografie del cinema made in Italy, da Fellini ad Antonioni a Guadagnino. Ed è questo il valore aggiunto della mostra in corso a Villa Malpensata fino a luglio: trattare Morandi come «un nostro contemporaneo» (così recita il titolo del corposo saggio di Maria Cristina Bandera in catalogo), ponendo in dialogo le sue opere con artisti come Stuart Arends, Craigne Horsfield, Lawrence Carroll. Lugano scommette poi sull'arte contemporanea: merita una visita approfondita la mostra dedicata a Tony Cragg.

Classe '49, natali inglesi ma residente da anni in Germania, è forse il più celebre (e quotato) scultore vivente: le sue «sculture impossibili», ora lucenti come l'acciaio ora candide come marmo, l'uso sapiente di materiale riciclato, di vetro e ceramica, per riprodurre in forme solo apparentemente astratte i simboli della natura, si sposano con le eleganti sale di Villa Ciani.

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