Wilders: «Islam e democrazia? Incompatibili»

Geert Wilders non usa giri di parole. «L’Islam e la democrazia sono incompatibili». Così il deputato olandese, leader del partito della Libertà trionfatore nelle recenti elezioni locali, fa sentire la sua voce. E dalle sale della Camera dei Lord di Londra, dove ieri ha presentato il film Fitna su invito della baronessa Cox e del UK Independence Party, ha ribadito le sue posizioni: «Più islamismo - ha detto Wilders dopo la proiezione - significa perdita di libertà. E su questo punto vale la pena combattere».
Il controverso politico olandese, nella conferenza stampa successiva all’incontro con deputati e pari del Regno, ha in realtà usato bastone e carota. «Ai musulmani che restano dico: seguite le nostre leggi e sarete i benvenuti». Anche se poi ha chiesto lo stop agli ingressi in Europa per i cittadini delle nazioni dove vige la religione islamica. Quindi l’affondo sul tema della libertà di parola: ha promesso che, se mai verrà eletto primo ministro, cercherà d’introdurre in Olanda un emendamento che garantisca l’espressione del libero pensiero: «La libertà di parola si applica in particolar modo quando qualcuno dice qualcosa che non vogliamo sentire». Tutto l’evento ruotava infatti intorno al tema della libertà d’espressione. Lady Cox ha definito la visita di Wilders come una vittoria del libero pensiero. «In questo Paese - ha detto - crediamo profondamente nella libertà di parola. Non è necessario condividere ma è importante poter avere un dibattito che sia responsabile e condotto secondo regole democratiche». Lo scorso febbraio questo dibattito fu troncato sul nascere quanto Wilders venne dichiarato dall’allora ministro dell’Interno britannico Jacqui Smith «persona non grata». Il politico venne fermato al suo arrivo a Heathrow e rispedito in Olanda dopo tre ore. All’epoca la Smith disse che la presenza del politico olandese avrebbe «messo in pericolo l’armonia delle comunità locali e quindi minacciato l’ordine pubblico». Wilders è noto per le sue posizioni «poco concilianti» ed è considerato l’erede di Pym Fortuyn, il politico olandese assassinato per aver denunciato i pericoli dell’islamizzazione del suo Paese. Il provvedimento contro Wilders è stato però ritirato lo scorso ottobre. E ieri ad attenderlo davanti al palazzo di Westminster c’erano due manifestazioni contrapposte: da una parte centinaia di membri del movimento xenofobo English Defence League, fasciati nella croce di San Giorgio, la bandiera dell’Inghilterra; dall’altra qualche dozzina di sostenitori di Unite Against Fascism. In mezzo un folto cordone di polizia, per evitare disordini. Quasi nelle stesse ore ad Almere, Amenacher El Ossein, l’imam della moschea locale, ha parlato ai fedeli musulmani per la prima volta dopo il voto che ha destato tanto scalpore. Lì, a trenta chilometri ad est di Amsterdam, il Partito della libertà (Pvv), la formazione di Geert Wilders, si è imposto come prima forza politica locale, con il 21,6% dei voti, 9 seggi su 39. Dopo questo scrutinio «choc» El Ossein, di origine marocchina, nella consueta preghiera del venerdì ha usato parole di apertura. «Apriamo i nostri cuori» ha spiegato poi El Ossain all’agenzia Ansa. «Ieri, oggi e domani, non smetterò mai di ripetere che dobbiamo aprire i nostri cuori al prossimo». Per lui, al di là dei risultati elettorali, sui quali non vuole intervenire direttamente («ognuno è libero di votare per chi vuole, questo è il bello della democrazia», dice l’imam) è proprio questa la ricetta migliore per rispondere all’ostilità. «Rinchiuderci in noi stessi sarebbe drammatico», spiega l’imam.
Duro invece nei confronti di Wilders è l’amministratore della moschea, Boujemaa Motia, che dice di aver invitato più volte il leader di ultradestra.

«Così, tanto per avere uno scambio, un dialogo, nel tentativo di migliorare insieme la nostra società» spiega Motia. Ma sostiene che «la risposta è sempre stata no». E di fronte al successo di Wilders il responsabile della moschea vuole sottolineare invece che «circa l’80% dei cittadini ha votato per altri partiti».

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