Cronache

Lista fascista fece infuriare Boldrini: militanti rischiano 20 anni di carcere

Il pm chiede 20 anni complessivi di carcere per i militanti della Lista dei Fasci italiani del lavoro. L'anno scorso elesse un consigliere nel Mantovano

Lista fascista fece infuriare Boldrini: militanti rischiano 20 anni di carcere

Fiamma Negrini, candidata di punta della Lista dei Fasci italiani del lavoro era riuscita a farsi eleggere nella piccola cittadina di Sermide e Felonica (ottenne il 10% con 334 voti). Unico problema: il suo partito nel simbolo (e nel nome) portava il fascio littorio di fascistissima memoria. E così esplose un putiferio, con la reazione indignata di Laura Boldrini. Oggi, a oltre un anno da quei fatti, dopo la decisione del Tar che ha decretato illegittima la partecipazione dei Fasci alle elezioni, ora la procura di Mantova chiede 20 anni di galera per tentata ricostituzione del disciolto partito fascista.

A finire nei guai nove politici e attivisti, rinviati a giudizio dopo le indagini della procura guidata dal procuratore capo Manuela Fasolato. Di fronte al Gup Gilberto Casari, il pm ha chiesto pene esemplari per la lista dei Fasci che avrebbero violato la legge Scelba e la norma transitoria della Costituzione. In totale farebbero venti anni complessivi di carcere, sempre che il giudice il prossimo 22 marzo confermi le tesi della procura.

Secondo quanto riporta Repubblica, a finire alla sbarra sono Claudio Negrini (padre della consigliera eletta), per cui sono stati chiesti 4 anni di galera. Poi ci sono Fiamma Negrini, che rischia 20 mesi, e tutti gli altri militanti (non solo mantovani) del partito del fascio littorio.

"L'ammissione alle elezioni di una lista che si richiama dichiaratamente a nomi e immagini del partito fascista desta forti perplessità sul piano giuridico in quanto sembra contrastare con le norme costituzionali e legislative che vietano la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del partito fascista - scrisse un anno fa la Boldrini a Minniti, infuriata per quanto successo - In questo senso ricordo che anche le "Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature", emanate nello scorso mese di maggio dal Ministero dell'Interno, stabiliscono che le commissioni elettorali circondariali ricusano 'i contrassegni in cui siano contenute espressioni, immagini o raffigurazioni che facciano riferimento a ideologie autoritarie (per esempio le parole "fascismo", "nazismo", "nazionalsocialismo" e simili), come tali vietate dalla XII disposizione transitoria della Costituzione". Le proteste dell'allora presidente della Camera costrinsero l'ex ministro dell'Interno a rimuovere il commissario prefettizio per le elezioni e alla fine, dopo l'annullamento delle elezioni, il Comune è stato commissariato.

La Lista dei Fasci italiani del Lavoro era dal 2002 che partecipava alle elezioni.

Dalle beghe politiche, comunque, si è arrivati al processo giudiziario.

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