Cronache

La nave anti-Ong termina la missione: "È stato un successo"

L'annuncio dell'equipaggio della C Star: "Defend Europe ha finita la sua missione". Identitari soddisfatti: "È stato un successo. Nessuna Ong è più in mare"

La nave anti-Ong termina la missione: "È stato un successo"

La nave anti Ong torna in porto. Si chiude la missione della C Star, il mercantile da 40 metri affittato da Generazione Identitaria per "ostacolare le operazioni" dei "taxi del Mediterraneo". Defend Europe getta l'ancora perché non c'è più molto da fare: le imbarcazioni umanitarie hanno alzato bandiera bianca (almeno momentaneamente), la Marina libica sembra aver preso possesso delle sue acque (e di quelle adiacenti) e gli sbarchi di migranti si sono notevolmente ridotti. "È stato un successo", scrivono gli attivisti di Gi.

Difficile dire se quello della C Star sia stato solo un colpo mediatico oppure pratico. In fondo, in politica, spesso vale più il primo del secondo. I fatti raccontano che da quando la "nave nera" (come l'hanno battezzata alcuni) è salpata da Gibuti alla volta del Mediterraneo, la questione Ong ha conquistato non solo le cronache nazionali, ma anche le scrivanie del governo. In meno di un mese l'Italia ha scritto (e fatto firmare) il Codice di comportamento per le Ong, ha stretto accordi col premier libico Al Serraj e messo un freno all'immigrazione clandestina. Dall'altra parte del mare, Tripoli ha annunciato la creazione di una propria area Sar, ha cacciato (anche a suon di spari e minacce) le imparcazioni umanitarie e promesso di arrestare quel flusso che fino a pochi giorni fa riempiva le coste italiane e le tasche dei trafficanti di uomini. Gli effetti più evidenti? La decisione di Msf, Save the children e Sea Eye di tirare i remi in barca. E il crollo degli sbarchi: se a giugno erano arrivati 23.526 migranti, a luglio sono stati solo 11mila e appena 1.632 nel mese corrente. Numeri enormemente minori rispetto a quelli registrati nel 2016, quando ad agosto sbarcarono 21.294 immigrati.

Merito della C Star. No, certo. O almeno non dal punto di vista pratico. Defend Europe ha seguito come un segugio Golfo Azzurro e Acquarius, ha lanciato messaggi radio ai comandanti delle Ong e collaborato - dicono - alla cacciata di "Proactiva Open Arms" insieme alla Guardia Costiera libica (azione definita dalla onlus spagnola un "sequestro"). Poi nient'altro. Ma gli identitari sono riusciti a lanciare un messaggio politico, dimostrando che anche chi "si oppone all'immigrazione massiva" è in grado di raccogliere 250mila euro e far salpare una nave. Contro i media, contro le proteste catanesi degli antifasciti, contro le accuse di traffico di esseri umani, i controlli sul canale di Suez e le manifestazioni dei pescatori tunisini.

Non è un caso che nel comunicato di fine missione gli identitari parlino soprattutto di "successo mediatico". È quello che cercavano, in fondo. Dopo il servizio esclusivo del Giornale ne hanno parlato tutti, dalla Bbc al New York Times. "Nonostante quasi tutti ci fossero ostili e molti mentissero - si legge nella nota - questi articoli e servizi televisivi hanno portato la nostra campagna nei cuori di milioni di europei". Ecco il punto: "Defend Europe - dicono - ha dimostrato di saper essere al posto giusto nel momento giusto, capace di influenzare concretamente i governi e di ottenere risultati concreti. Figure politiche molto note come Nigel Farage e Frauke Petry, cosi come la guardia costiera libica, hanno riconosciuto l’utilità della nostra azione".

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