Cronache

Galantino: "Migranti a casa mia? No, non servirebbe"

Migranti, Galantino spiega perché non li prende a casa sua. Il vertice della Cei per un'accoglienza degli enti preposti. Ma l'Italia è stata spesso l'unica "casa" disponibile per coloro che sbarcano

Galantino: "Migranti a casa mia? No, non servirebbe"

"Non li prendo a casa mia perché sarei un incosciente presuntuoso a pensare che il problema di ciascuna di queste persone lo possa risolvere io, in casa mia". Parole di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana.

Dopo la vicenda di Aquarius, per la quale la Chiesa cattolica ha preso una posizione molto "decisa", continuano ad arrivare dichiarazioni di alti prelati. Il cardinal Ravasi, che su Twitter aveva citato il Vangelo in contemporanea con la discussione sull'apertura dei porti italiani, era stato "sottoposto" a una serie di attacchi via web. Questa una delle domande frequenti rivolte al porporato italiano:"Perché non li accogliete a casa vostra?". Le affermazioni di Galantino somigliano a una risposta.

"Non li prendo a casa mia - ha specificato il vertice della Cei - perché per queste persone serve altro e meglio di quello che so fare io, servono pratiche e organizzazioni che sappiano affrontare le necessità di salute, prosecuzione del viaggio, integrazione, lavoro, ricerca di soluzioni". "Non li prendo a casa mia - ha aggiunto - perché voglio fare cose più efficaci, voglio pagare le tasse e che le mie tasse siano usate per permettere che queste cose siano fatte bene e professionalmente dal mio Stato, e voglio anche aiutare e finanziare personalmente le strutture e associazioni che lo fanno e lo sanno fare". Serve, insomma, chi è davvero in grado di gestire l'accoglienza. Galantino ha detto questo e altro durante la presentazione dell'ultimo numero di Limes, qualche giorno fa.

Il discorso qui citato sarebbe stato ripreso da Luca Sofri, che negli stessi termini si era espresso in un pezzo pubblicato su Il Post. "Galantino copia..." si legge titolato su Il Messaggero. Il prelato ha specificato di non essersi attribuito "assolutamente niente". Rimane comunque il succo derivante dalle dichiarazioni: la Cei è per un'accoglienza indiretta, che coinvolga gli enti preposti e lo Stato prima ancora che i singoli.

Il gruppo di Visegràd non vuole i migranti "a casa sua". Malta, come abbiamo appreso anche di recente, è poco incline al'apertura dei porti, considerata la dimensione del territorio nazionale. La Spagna sembrerebbe sostenitrice di una politica doppiopesista in materia d'immigrazione. Macron, prescindendo dagli annunci pubblici, ha messo in campo una serie di misure restrittive. Il ministro dell'Interno tedesco Seehofer ha dato quindici giorni alla Merkel per trovare la quadra con gli altri paesi membri dell'Ue. Altrimenti potrebbe far cadere l'esecutivo di grossa coalizione. Il tema? I migranti, che Seehofer vorrebbe respingere in automatico nel caso le condizioni giuridiche lo permettessero. L'Austria di Sebastian Kurz è per la revisione dei trattati e per la "sponda" con Visegràd. Di questo si sta discutendo in Europa mentre scriviamo. Neppure Galantino vuole accogliere a casa sua. L'umanitarismo, in definitiva, resterebbe una prerogativa solo italiana. Le "cose pù efficaci", da un po' di tempo a questa parte, sono toccate a noi, che abbiamo fatto sbarcare più di 171mila migranti solo nel 2017. Forse siamo stati "incoscienti e presuntuosi" a pensare di poter risolvere da soli "i problemi di tutte queste persone".

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