Economia

Le tre bombe sotto il governo che possono far saltare tutto

Conte e i ministri danno l'impressione di non voler sciogliere questi nodi. La situazione potrebbe precipitare presto

 Le tre bombe sotto il governo che possono far saltare tutto

Mentre il governo giallorosso perde tempo a litigare su come dovranno essere gestiti i soldi del Recovery Fund, nessuno, tra le fila dello stesso esecutivo, si è accorto della presenza di tre bombe che potrebbero esplodere da un momento all'altro facendo crollare il castello di sabbia italiano.

D'accordo che in queste giornate convulse tutte le attenzioni sono concentrate sul tema dei vaccini e sulle misure restrittive in vista del Natale. Ma sarebbe il caso che Giuseppe Conte e la sua squadra iniziassero ad accorgersi di tre ombre che, con il passare delle settimane, rischiano di diventare sempre più ingombranti. Stiamo parlando dell'allarme demografico riguardante l'Italia, della bolla finanziaria legata ai prestiti garantiti dallo Stato (che non saranno mai ripagati) e della trappola del lavoro pronta a scattare non appena svanirà il blocco dei licenziamenti.

Demografia, prestiti e lavoro

Come ha ben sottolineato Il Sole 24 Ore, le tre emergenze citate sono accomunate dal minimo comun denominatore dell'aumento del debito. Già, perché l'Italia conta ormai cinque anziani per ogni bambino. La proporzione è preoccupante anche perché, in vista del futuro, si prevedono scossoni per quanto concerne il sistema di welfare.

Altrettanto cupo è il capitolo relativo ai prestiti, circa 150 miliardi erogati a vari soggetti dell'economia e coperti da garanzie pubbliche. La Banca d'Italia, non a caso, ha più volte evidenziato il rischio inerente alla fase di rientro della suddetta somma. Solitamente un buon 10% dei prestiti si trasforma in Npl, ovvero non performing loans (crediti deteriorati). Solo che adesso c'è di mezzo una pandemia. E la percentuale, con ogni probabilità, salirà moltissimo (forse raddoppierà). A quel punto toccherà allo Stato rimboccarsi le maniche.

Arriviamo quindi alla terza bomba, quella del lavoro. Nel giro di pochi mesi, non appena evaporeranno i provvedimenti tampone piazzati dal governo, l'esecutivo potrebbe ritrovarsi a fare i conti con un milione di disoccupati. Tra gli effetti di un simile terremoto troviamo la riduzione del pil, l'imposizione di nuove misure assistenziali e incentivi alle assunzioni.

Senza un piano

Il sistema del welfare, già sotto stress, nell'imminente futuro subirà l'ondata del calo demografico, con una progressiva riduzione dei contributi previdenziali necessari far funzionare l'intero meccanismo. Che dire, poi, dei circa 3 milioni di lavoratori in nero non inclusi nelle statistiche e degli altrettanti giovani sfiduciati che hanno rinunciato a cercare un impiego?

Il governo non sembra essere a conoscenza di queste tre problematiche. Conte e i ministri danno l'impressione di non voler sciogliere questi nodi spinosissimi. Probabilmente sperano di puntellare la situazione attingendo a piene mani ai denari del Recovery Fund. Sarebbe un grave errore, visto che il salvagente proveniente da Bruxelles servirà a finanziare riforme e crescita.

Non tutto il resto.

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