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"La nuova Rai? Finalmente i radical chic...". L'affondo su Fazio&co

Alla Ripartenza 2023 di Bari il dibattito sul governo Meloni. Sul palco Nicola Porro, Alessandro Sallusti, Paola Ferrari e Pietrangelo Buttafuoco

"La nuova Rai? Finalmente i radical chic...". L'affondo su Fazio&co

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Un anno di Meloni: i segreti del governo - LIVE

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Un anno, o quasi. Era lo scorso settembre quando Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d'Italia conquistavano le elezioni politiche e si apprestavano a creare il governo del Paese. Dopo le variopinte alleanze dei governi Conte; dopo il tecnico di Mario Draghi; dopo i lockdown per il Covid e le tante polemiche, finalmente un esecutivo eletto dagli italiani nel senso stretto del termine. Prima dell'insediamento di Meloni a Palazzo Chigi si è detto di tutto e di più: che l'Europa ci avrebbe abbandonati al nostro destino, che sarebbe arrivato il fascismo in Italia, che il Belpaese avrebbe perso i finanziamenti del Pnrr eccetera eccetera eccetera. Nulla di tutto questo si è avverato. Ma ora c'è da chiedersi: quale sarà il futuro?

Dal teatro Petruzzelli di Bari, in chiusura della Ripartenza, l'evento ideato da Nicola Porro e arrivato alla sua quinta edizione, ne discutono grandi ospiti in quello che sembra a tutti gli effetti un talk dal vivo. Sul palco il vicedirettore del Giornale insieme ad Alessandro Sallusti, Paola Ferrari e Pietrangelo Buttafuoco.

L'aspirazione di Giorgia Meloni

La prima parola va ad Alessandro Sallusti, che ha rivelato qualche chicca sul suo nuovo libro - ancora in stesura - con il premier Giorgia Meloni. L'aspirazione della numero uno di Palazzo Chigi è quella di governare per cinque o addirittura dieci anni, una prospettiva ben diversa rispetto all'impostazione esecutiva italiana, dove il governo in media è durato un anno e mezzo. Questo per una ragione particolare: "I tempi della politica non sono quelli dei tecnici", e per la prima volta negli ultimi dieci anni, un esecutivo torna a essere politico.

Rivoluzione Rai

È poi l'egemonia della sinistra radical chic in Rai ad essere al centro dell'intervento di Paola Ferrari, confessando di "non aver mai pianto" per l'addio di Fabio Fazio dalla tv pubblica. "Ora, è giusto cambiare e sentire opinioni diverse", legittimando quindi la scelta dell'esecutivo Meloni di rivoluzionare la televisione pubblica. È Giuseppe Cruciani però ad incalzare, affermando come le occupazioni politiche o i cambi di dirigenti siano tutte legittime, ma ad "un vero liberale fa orrore la lottizzazione". Ancora, sul governo Meloni, il conduttore de La Zanzara rimane incerto sui risultati ottenuti in questi otto mesi da Palazzo Chigi, soprattutto sui due temi cruciali del momento: tasse e migranti. Anzi, il voto per adesso è decisamente "insufficiente".

Dibattito Cruciani - Buttafuoco

Per Pietrangelo Buttafuoco l'esistenza di "un segno del cambiamento". Il governo si avvantaggia oggi sulla scena internazionale, mentre internamente fa fatica "nel riflesso condizionato, nel sotto testo, nella vetrina ufficiale". E ancora incalza Cruciani: "Evocare oggi, dopo nove mesi, una difficoltà a governare parlando di Berlusconi oppure pescando Cossiga è una cosa a cui mi oppongo: mi rifiuto di pensare che la Meloni sia impossibilitata a governare perché ci sono i magistrati". A quel punto, Buttafuoco rispolvera la vicenda Delmastro, soggetto ad imputazione coatta dopo la richiesta del pm al giudice di archiviazione.

Il ruolo della magistratura

Il rapporto tra magistratura e politica non poteva che essere analizzato dal direttore responsabile di Libero, che ha confessato come Meloni voglia andare "dritto della sua strada", senza considerare il ruolo delle toghe all'interno del mondo politico. Nonostante tutto, Sallusti allarma sul "sistema" riprendendo le testimonianze raccolte da Luca Palamara. "Lui diceva che l'obiettivo dell'azione giudiziaria era far cadere il governo. Che la magistratura voglia e provi ad orientare il corso della politica è un fatto acclarato". E ancora: "Palamara raccontava di andare a prendere ordini dal presidente Napolitano, che era capo del Csm". Tutti scoop contenuti nel libro di Sallusti e dello stesso Palamara, Il Sistema.

Sallusti chiosa anche sul caso Davigo, dopo l'opposizione di Porro, che fa notare come il sistema della magistratura sia ormai finito: "Lo hanno condannato a 15 mesi di carcere: se condannano Davigo, allora quel sistema vuol dire che è finito". E Sallusti a valanga: "Ti sbagli, quella è semplicemente una resa dei conti tra di loro", dopo che Davigo - guarda caso - ha cominciato a puntellare la procura di Milano "che tiene nel cassetto un'indagine delicata che riguarda persone molto importanti". Così come è stato fatto fuori Palamara perché "diventato scomodo", colpevole di aver spostato l'alleanza dal centrosinistra al centrodestra.

Il futuro del centrodestra

Buttafuoco analizza poi la perdita del consenso di Matteo Salvini e poi la crescita di Giorgia Meloni. Il leader del Carroccio ha peccato di hybris, andando a cadere nell'inciampo del Papeete. Stessa cosa per Silvio Berlusconi, nel momento in cui Forza Italia "ha cominciato a flirtare con la sinistra". Oggi, il vero soggetto politico della destra è il suo popolo ed il suo elettorato. Meloni ha imparato la lezione: "Non farà mai un suo Papeete perché, anche essendo donna, difficilmente pecchi di hybris". Sulla stessa linea è anche Paola Ferrari, perché la fondatrice di Fratelli d'Italia è "una leader molto forte" e soprattutto una donna al comando determinata, nonché capace di non cadere in questi giochi.

Sul futuro di Forza Italia, invece, per Sallusti avrà un ruolo di terzo e decisivo alleato per avere i numeri per governare. In questo contesto, Giorgia Meloni giocherà un ruolo essenziale affinché i parlamentari di FI non diluiscano in Fratelli d'Italia, proprio perché "serve quella gamba" all'esecutivo. Il direttore di Libero ha poi chiosato sulle caratteristiche che più lo convincono del Presidente del Consiglio (rivelando anche il peggior difetto): "Miglior qualità? La determinazione che la porta ad avere una visione che vada oltre il partito. Il peggior difetto? Soffre di una eccessiva sindrome di accerchiamento per mancanza di fiducia".

Rivivi qui sotto La Ripartenza 2023

All'orizzonte si prospettano le elezioni europee che tanto stanno già mobilitando i partiti. Lo scenario appare chiaro: i popolari europei, soprattutto Forza Italia e il capogruppo del Ppe Manfred Weber, vorrebbero provare a creare una Commissione il cui peso sia spostato maggiormente verso il centrodestra. Questo significherebbe allargare ai conservatori, in particolare Fratelli d'Italia, che sta cercando di ridisegnare il proprio ruolo nello scacchiere ora che Meloni è premier d'Italia. I socialisti del Pse ovviamente abbozzano, sperando di ricostruire quella "maggioranza Ursula" attorno al Green Deal e ai dogmi della transizione energetica, e fanno leva sul fatto che i sondaggi ad oggi non darebbero all'alleanza Ppe-conservatori i numeri per governare. Difficile, su quessto Antonio Tajani è stato chiaro, che i popolari europei aprano ad una alleanza con i gruppo di Identità e Democrazia cui appartengono Matteo Salvini e, soprattutto, Marine Le Pen e l'Afd.

Ci sono poi le questioni nazionali. Non tanto le beghe interne, vedi il caso Santanché. Quando l'economia e il Pnrr, passando per le riforme costituzionali e l'autonomia. Sul recovery fund i negoziati con l'Europa vanno avanti, con tutte le difficoltà e le polemiche del caso. I dati economici premiano l'Italia, anche se i segnali che arrivano dalla produzione industriale non sono incoraggianti. In questo scenario, dove a causa del rialzo dei tassi della Bce le maglie per le manovre fiscali sono molto strette, il governo cercherà di ridisegnare il Fisco. Il tutto senza dimenticare la guerra in Ucraina.

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