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"Eversivo e criminale". Anche Tria smonta il Superbonus

L'ex ministro dell'Economia boccia senza appello la misura del governo Conte 2: "Ha creato una voragine nel bilancio dello Stato, anche per gli anni a venire"

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Contro il Superbonus continuano ad arrivare analisi che mettono in luce non solo le carenze e le falle ma anche le conseguenze assai negative che ha scaturito. L'accusa principale rivolta al provvedimento tanto caro al Movimento 5 Stelle è quella di aver mangiato risorse economiche, togliendole ad altri settori importanti (come ad esempio istruzione e sanità) per consentire quella che alcuni hanno bollato come la più grande truffa ai danni dello Stato. Oggi anche Giovanni Tria ha bocciato senza appello la misura difesa a spada tratta dal M5S.

L'ex ministro dell'Economia, che aveva ricoperto tale incarico in occasione del governo gialloverde tra Lega e grillini, nell'intervista rilasciata a La Stampa ha smontato quel coro che puntualmente si solleva per stringersi attorno al Superbonus. Dal suo punto di vista l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni si è trovato di fronte alle conseguenze di una politica economica e di bilancio che ha considerato "eversiva e criminale portata avanti dal governo Conte 2".

Tria è convinto che il provvedimento targato Giuseppe Conte durante l'esperienza di governo giallorosso con il Partito democratico ha avuto un effetto terribile, che stiamo pagando oggi e con cui faremo i conti pure nel futuro: "Il Superbonus ha creato una voragine nel bilancio dello Stato, anche per gli anni a venire". Ha rivendicato in pieno il ricorso a termini forti come eversivo e criminale, spiegando che di fatto "contraddice alle regole di fondo, italiane ed europee, di bilancio e di unione monetaria".

L'ex titolare del dicastero dell'Economia si è addentrato in una breve riflessione tecnica, affermando che in sostanza sarebbe stata creata una sorta di moneta fiscale. Da qui la dura presa di posizione con cui l'ha giudicata una "scelta politica scellerata". Già il governo di Mario Draghi aveva provato ad apportare delle modifiche in corso d'opera, "ma non è bastato". Alla luce dei fattori che hanno determinato una situazione del genere l'attuale esecutivo ha deciso di presentare l'Italia "come un Paese degno di reputazione e di fiducia da parte dei mercati".

Ieri il Consiglio dei ministri si è rinuito per approvare la Nota di aggiornamento al Def. Un passo molto importante, visto che la Nadef fissa la cornice della manovra 2024 e traccia gli spazi per le misure politiche che il governo metterà in cantiere. Il taglio del cuneo fiscale è confermato, così come gli aiuti alle famiglie con reddito medio-bassi e la riforma dell'Irpef. Sullo sfondo però c'è la grana Superbonus, che continuerà a pesare per l'intera legislatura.

In conferenza stampa Giancarlo Giorgetti ha spiegato che il motivo del fatto per cui il debito non diminuisce come auspicato è perché il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus, "sono i famosi 80 miliardi, ahimé in aumento, in 4 comode rate". Per il ministro dell'Economia in assenza di questo effetto il debito sarebbe più basso di un punto percentuale ogni anno. L'indebitamento netto dall'obiettivo dal 4,5% previsto nel Def sale al 5,3%. L'aumento è ascrivibile a 0,9 punto percentuale come effetto della contabilizzazione del Superbonus e dei bonus edilizi.

"In assenza l'obiettivo dichiarato del 4,5% nel Def sarebbe stato raggiunto", ha aggiunto.

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