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Roma contro via Lenin: "Un nome che stride" La sinistra insorge

La Commissione toponomastica del Campidoglio pensa a trasformare via Lenin in via dei Martiri del Comunismo. Alemanno: "La via stride con l'idea di una toponomastica condivisa". Il Pd: "Sciocco revisionismo"

Roma contro via Lenin: "Un nome che stride" La sinistra insorge

La toponomastica è spesso fonte di diatribe politiche e di polemiche intrise ora di revisionismo storico ora di provocazione ideologica. E' successo un'altra volta. Se a gennaio scorso la bagarre si era scatenata sull'intitolazione di una strada a Giorgio Almirante, il leader storico della destra italiana, adesso è la volta di Lenin.

Con la sola differenza che la via esiste già. E c'è chi la vuole cancellare. A Roma, infatti via Lenin potrebbe trasformarsi in via dei Martiri del Comunismo. La Commissione toponomastica del Campidoglio sta valutando se avviare l’iter per cancellare dalla mappa di Roma via e largo Lenin, nel quartiere Portuense.

"Una provocazione intelligente per rivedere un po' tutti i parametri di riferimento della toponomastica romana", ha definito l'iniziativa il sindaco Gianni Alemanno, aggiungendo che la via "stride con l'idea di una toponomastica condivisa". Più netto il presidente della Commissione, Federico Mollicone del Pdl: "Lenin era un tiranno".

Favorevole a "cancellare" Lenin è il deputato del Pdl ed ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni, secondo la quale Roma potrebbe fare da "apripista" in Italia allo sfratto dei dittatori dalle strade.

Assolutamente contrario invece il consigliere comunale del Pd Mario Nanni per il quale "la revisione toponomastica su base ideologica è una vera sciocchezza". Ma il più scatenato oppositore dell'idea del Campidoglio si è rivelato il segretario dei Comunisti-Popolari di Sinistra, Marco Rizzo.

Che prima ha disertato il dibattito sull’ultimo libro di Gennaro San Giuliano, "Scacco allo zar", dedicato al soggiorno di Lenin a Capri negli anni precedenti la rivoluzione bolscevica, perché vi era presente anche Alemanno. E poi ha rivendicato la sua scelta spiegando che per lui "la pregiudiziale antifascista è costitutiva".

La risposta di Alemanno non si è fatta attendere: "Ho partecipato a molti dibattiti con lui in passato anche televisivi, quindi mi pare che Rizzo abbia avuto un’involuzione senile in cui porta alle estreme conseguenze la discriminante ideologica della sua gioventù".

Insomma, la speranza che la scelta su via Lenin sia condivisa appare come qualcosa di irrangiungibile. Di recente la sinistra romana ha chiesto l’intitolazione di una via a Sasà Bentivegna, comandante partigiano scomparso a 90 anni all’inizio di aprile. La destra e parte del Pdl ha ricordato il coinvolgimento di Bentivegna nella strage di militari nazisti a via Rasella e il susseguente eccidio per rappresaglia delle Fosse Ardeatine nel 1944. Una "macchia" che a loro giudizio non permetterebbe di considerare Bentivegna un eroe e di intitolargli una strada.

Nel 2010 ancora una polemica. Questa volta sull’intitolazione, poi avvenuta, di un largo nel Bioparco all’esploratore e orientalista Giuseppe Tucci, sottoscrittore del "Manifesto della Razza", caposaldo delle leggi razziali fasciste. Nello stesso anno si era parlato anche di via Bettino Craxi: la chiedevano i giovani socialisti, che posarono una targa vicino all’Hotel Rafael, dove il leader socialista e presidente del Consiglio risiedeva nella Capitale e davanti al quale venne investito dalle monetine in una delle scene madri del periodo di Tangentopoli.

Non se ne fece nulla.

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