Politica

Senatori a vita con quali meriti?

Per quali altri meriti Napolitano avrebbe nominato i nuovi senatori a vita, se non per il fatto che sono anti Cav? Forza Italia: "Non sussistono i requisiti previsti dalla Costituzione"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Renzo Piano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con Renzo Piano

Lo scorso agosto, mentre gli italiani erano ancora spalmati sulle spiagge a rosolare e a godersi le meritate vacanze, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano metteva a segno un colpo perfetto. Senza badare a spese, tanto a pagare sono sempre i contribuenti, aveva "assunto" quattro senatori a vita per sostenere il malandato governo Letta. Quattro assegni da 300mila euro per garantire il futuro alle larghe intese. Tanto ci costeranno, ogni anno, il maestro Claudio Abbado, l'architetto Renzo Piano, il fisico Carlo Rubbia e la ricercatrice Elena Cattaneo. Ma con quali meriti? Aldilà dell'esigenza politica sfugge per quale motivo dobbiamo sborsare un milione e duecentomila euro all'anno ai senatori a vita di Re Giorgio.

In Giunta delle elezioni Elisabetta Casellati e Lucio Malan hanno posto la questione sulla sussistenza dei requisiti previsti per la convalida dei senatori a vita chiedendo un rinvio per l’acquisizione della documentazione necessaria, non considerando "sufficienti" i loro meriti. "Pur rispettando il capo dello Stato e i quattro nominati - spiegano i due senatori di Forza Italia - dalle carte trasmesse alla Giunta, non sono emersi elementi sufficienti a identificare gli 'altissimi' meriti scientifici della professoressa Cattaneo né gli 'altissimi meriti sociali' attribuiti a tutti e quattro". In realtà, come aveva già regalato a Mario Monti un lauto vitalizio affinché accettasse l'incarico a Palazzo Chigi una volta fatto fuori l'allora premier Silvio Berlusconi, Napolitano non sembra aver scelto i quattro senatori a vita per i loro "meriti sociali", bensì per l'appartenenza politica. Il loro curriculum parla da solo: su Le Figaro Abbado definì "cretini" gli italiani che nel 2001 votarono Berlusconi, sul Time Renzo Piano parlò accusò il Cavaliere di aver dato ossigeno alla parte peggiore della società, su Repubblica Rubbia definì il governo Berlusconi "umiliante" e la Cattaneo aprì una causa contro il leader di Forza Italia. Insomma, una pletora di sinistrorsi di specchiata fede antiberlusconiana che, ne era certo Napolitano a suo tempo, avrebbe ricambiato il favore al momento opportuno.

E il momento opportuno è arrivato quando il Senato, dove il governo può contare su una maggioranza più esigua rispetto a quella di Montecitorio, ha dovuto votare sulla decadenza di Berlusconi da senatore. Alcuni di loro, fino al 7 novembre, non avevano collezionato alcuna presenza in Senato. Nel giorno della decadenza si sono fiondati a Palazzo Madama. Maurizio Gasparri haa criticato in particolar modo Renzo Piano, "un senatore a vita recordman di assenteismo", accusandolo di aver votato solo per "contribuire al vergognoso rito dell’illegalità". Ma anche gli altri tre non sono mai brillati per la propria presenza in Aula. "A parte i rilievi sui meriti di queste persone - ha commentato la leghista Erika Stefani - riteniamo che i parlamentari debbano lavorare, cosa che evidentemente questi signori non hanno mai fatto, visto che si degnano di essere presenti in Senato solo in particolari situazioni, molto politiche, e per fare da stampella al governo". Ultimamente, i fabulous four hanno anche deciso di formalizzare la propria appartenenza politica. Mentre Rubbia e la Cattaneo sono passati al gruppo per le autonomie Psi, Abbado e Piano sono rimasti al Misto in compagnia dei sette senatori del Sel e dei cinque fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle. "Rappresentano il meglio della cultura, ricerca, lavoro italiani - ha commentato il presidente dei senatori piddì Luigi Zanda - rappresentano per il mondo intero la parte migliore del nostro Paese e per questo sono motivo di grande orgoglio per l’Italia". Sebbene a Zanda basti essere antiberlusconiano per incarnare il "meglio dell'Italia", risulta difficile cogliere i "meriti sociali" dei quattro.

Quelli politici, invece, sono fin troppo chiari.

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