Cronaca locale

"È la caccia al fascista. Sala fa il duro ma hanno paura anche dei fantasmi"

L'ex vicesindaco: "Per accreditarsi, il sindaco riapre una ferita"

"È la caccia al fascista. Sala fa il duro ma hanno paura anche dei fantasmi"

Riccardo De Corato, ex vicesindaco, storico esponente della destra, ieri era al Campo X, cosa è successo?

«Avevamo dimenticato gli anni Settanta e la caccia al fascista. Albertini e la Moratti, togliendosi la fascia, andavano al Campo X come atto di doveroso raccoglimento e omaggio. Passare a quel che è appena successo significa un salto indietro pazzesco: far arrotolare le bandiere esposte durante una funzione per ricordare i morti. E di pacificazione ormai non parla più nessuno».

E cosa significa per voi?

«Sappiamo a cosa ha portato il clima degli anni Settanta. Abbiamo appena ricordato la tragedia di Ramelli e Pedenovi e pensavamo che fosse un'epoca chiusa, finita».

Ma ieri ci sono stati i saluti romani o simboli simili?

«No. Stiamo parlando di una funzione commemorativa. Hanno fatto arrotolare le bandiere, non bandiere col simbolo della Repubblica sociale, ma tre bandiere italiane, senza simboli. Come se la bandiera italiana fosse appaltata solo alla Resistenza. Cose del genere non sono accadute nemmeno quando era sindaco Aniasi. Io non ho mai visto un cimitero blindato».

Cosa è cambiato dunque?

«Non si può dire che questa cosa sia successa per l'Anpi, dove peraltro non ci sono più i partigiani, ma semmai i figli. Non l'Anpi ma il sindaco l'ha voluto. Vede, Sala non ha la storia del comunista o dell'uomo di sinistra. Nessuno si era accorto che fosse di sinistra quando lavorava con la giunta Moratti. Ecco, forse Sala forse a sinistra non ha quella autorità che spera e così cerca di accreditarsi, cerca autorevolezza, a scapito dei morti».

Dice che Sala teme di essere considerato un intruso?

«Pisapia non doveva dimostrare niente ai suoi, Sala forse teme di essere considerato un intruso a sinistra, pensa di avere qualcosa da farsi perdonare e ricorre a meccanismi odiosi. Con la richiesta che ha fatto al prefetto il risultato è si fa diventare un'altra volta il 25 aprile una data discriminatoria».

Quali reazioni suscitano queste vicende in chi è sempre stato di destra?

«Intanto bisogna dire che, quando scendono in piazza i centri sociali, guai se si avvicina un poliziotto, anche a chi urla camerata basco nero eccetera. A Milano ormai si può fare di tutto, come ha scritto anche il Giornale, però si discriminano persone morte ormai settant'anni fa».

Mancanza di pietà?

«Di pietà ma anche di opportunità. Un tempo c'erano Almirante e Borghese, erano plausibili certe scelte. Adesso c'è Giorgia Meloni e il Pd è retto da Renzi, che è nato 30 anni dopo quelle vicende. Di cosa stiamo parlando? È ridicolo».

Ma scatta un sentimento di rivalsa e irrigidimento anche in chi, come lei, è uomo delle istituzioni, è stato a lungo inParlamento e ha militato nel centro-destra?

«No, semmai in me questa vicenda suscita la commiserazione per chi rialza vecchi muri. Vede, io ho avuto ruoli di primo piano, pensavo che quando uno come me, militante del Msi e della destra, è diventato numero due a Milano, la stagione delle discriminazioni e degli interventi repressivi fosse finita. Invece no».

Pisapia ha detto che la Resistenza resta un mosaico glorioso, non intaccato neanche da fatti condannabili come l'eccidio di Porzûs.

«Porzûs è venuta fuori molti anni dopo, perché una parte della Resistenza ha occultato tutto ciò che non faceva comodo: partigiani furono massacrati da altri partigiani e si è cercato di mettere un velo su quel gravissimo episodio. Anche i media. Quando non è stato più possibile hanno cercato di ridimensionare tutto. Chi tocca la Resistenza non deve parlare, da Porzûs alla cosa ridicola di oggi.

Glorioso dice? Se fosse così perché allora non è stata raccontata tutta, questa storia gloriosa disseminata di morte? No, hanno paura perfino dei fantasmi».

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