Cronaca locale

Famiglie in piazza: «Via i campi rom»

Residenti mobilitati. In corteo anche mamme e bambini: «Sconcertati da come fanno vivere i loro figli»

Famiglie in piazza: «Via i campi rom»

Corrado Mandreoli, coordinatore del «Tavolo Rom» a cui appartengono 14 associazioni milanesi, brianzole, romane e nazionali, non si rassegna. E nonostante anche la polizia e i vigili del fuoco continuino a negare che i residenti di viale Ungheria e zone limitrofe abbiano mai spaventato con bottiglie incendiarie i nomadi bulgari e romeni dell'area dismessa di via Dione Cassio (come invece sostengono gli stessi rom) ieri ha espresso «forte preoccupazione per i gravi atti di violenza manifestatisi nei giorni scorsi» proprio contro gli abitanti di quel campo rom. In realtà il disagio dei residenti di viale Ungheria è grande, ma le manifestazioni contro i nomadi di venerdì sera, di lunedì e anche quella di ieri, seppur molto movimentate - con cori e corse di giovani lungo la strada, qualche lancio di petardi, donne con bambini a sbarrare la strada - sono sempre state pacifiche.

Ieri sera l'avvocato Gabriele Leccisi, fondatore dell'associazione culturale «Domenico Leccisi» e considerato dai residenti di questa zona come «il difensore» dei loro diritti, visto il reiterato divieto della questura a formare un corteo in strada, armato di megafono, ha riunito nuovamente, come lunedì, circa 300 persone nel cortile privato di viale Ungheria 5. Imponente lo spiegamento di forze di polizia e carabinieri tra viale Ungheria e i giardinetti Taliedo che confinano con il campo e rappresentano la zona più degradata di quest'area. A impressionare, però, è stata soprattutto la stragrande partecipazione di giovani di ogni tipo, studenti e disoccupati. Che non hanno esitato a unirsi ai tanti anziani. Persone con vite e destini differenti, che abitano una delle aree forse più difficili di Milano. Tutti concordi nel non voler consegnare il loro quartiere al degrado.

«Abbiamo diritto a manifestare, soprattutto perché che lo abbiamo sempre fatto senza arrivare a scontri - spiegavano ieri sera i ragazzi, anche giovanissimi -. Abbiamo scavalcato inferiate, corso per la strada, sparato petardi, ci siamo stesi sui binari del tram, ma mai abbiamo mai aggredito i nomadi. Non ci serve a nulla uno scontro con loro, ma qui non li vogliamo più. Si comportano troppo male. E non solo con noi: siamo sconcertati dalle condizioni in cui vivono i loro bambini, le loro donne e gli anziani, sfruttati ai limiti del disprezzo umano dai loro stessi familiari».

La polizia ieri sera ha tenuto a bada gli animi. Mentre la gente bloccava nuovamente la carreggiata di viale Ungheria (in strada anche mamme e bambini) due minorenni che, poco prima delle 19, avevano cercato di superare lo sbarramento dai giardini, sono stati bloccati e si sono spintonati con gli uomini in divisa. Un gruppo di manifestanti ha quindi tentato di raggiungere la vicina via Lombroso dove era appena terminato il presidio del Pdl contro l'apertura di un nuovo campo rom di transito, ma sono stati fermati in maniera decisa in via Salomone e costretti a tornare nel cortile di viale Ungheria 5, dove hanno continuato a manifestare fino a tardi anche se sempre pacificamente. E nel campo di via Dione Cassio? I membri di un'associazione che solidarizza con i rom ha raggiunto lì bulgari e romeni.

Per tranquillizzarli sul loro futuro.

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