Coronavirus

La gioia degli anziani in fila per il vaccino "Finalmente sarò libero di uscire di casa"

Molta gente, ma operazioni ordinate nel primo giorno degli over 80 "Ho 93 anni, ma stavo benissimo. A venire mi ha convinto mia figlia"

La gioia degli anziani in fila per il vaccino "Finalmente sarò libero di uscire di casa"

Arrivano presto. Figli e parenti sono lì con loro, cercando dove posteggiare l'auto e mettersi in fila. È il primo giorno delle vaccinazioni anti Covid agli ultra ottantenni e la risposta è stata alta. Tanto che qualcuno per l'ansia del ritardo si presenta più di un'ora prima dell'appuntamento. E davanti al padiglione in via Ippocrate 45, il punto di vaccinazione individuato dall'ospedale Niguarda, si crea una piccola folla. Ma c'è chi era in ansia e chi no, chi la prende come una liberazione e persino chi non voleva sottoporsi alla somministrazione del vaccino ma ha ceduto alle insistenze dei figli. Una rappresentazione molto varia della fascia di popolazione oggetto dell'operazione di massa avviata ieri: sono 700mila i lombardi oltre gli ottanta anni e nel giro di tre giorni se ne sono registrati poco meno di 400mila sul portale della regione vaccinazionicovid.servizirl.it.

I commenti di anziani e parenti in via Ippocrate 45 sono tutti positivi. Dall'entusiasmo di Roberto Milani, 96 anni, che si presenta all'appuntamento delle 8.05 con la figlia e se ne va con un sorriso dopo aver rilasciato una dichiarazione ai giornalisti appostati davanti all'uscita. A Giuseppe, 96enne bloccato in casa da ottobre: «Non ho mai visto una situazione come questa pur facendo il vaccino anti influenzale afferma ma mi sono trovato molto bene». Dopo mesi di clausura infatti essere protetti dal virus per molti può essere una vera liberazione: «Stare sempre in casa è dura chiosa l'anziano soprattutto per chi come me è abituato a vivere in montagna». Una sensazione positiva che pare aver contagiato tutti: «Dentro mi sembra abbastanza ben organizzato racconta Bruna Tassinari, 92 anni hanno messo le sedie e tutto», a cui fa eco la figlia: «C'è stato un po' di assembramento per la gente che arriva prima, ma non sarà un problema a meno che non piova». «È il primo giorno non si può pretendere troppo, sono anche loro disorientati testimonia la signora Bini, 92 anni se la cavano abbastanza bene». Ma c'è anche chi è stato forzato a sottoporsi al vaccino come ha raccontato Maria Nardin, 93enne veneta trasferitasi a Milano 60 anni fa: «Io non volevo neanche farlo se è per quello, mi ha obbligato lei dice indicando la figlia - perché io sto bene e aspettavo di vedere come va a finire».

Sono un campione della parte di popolazione che si è recata con solerzia in via Ippocrate e negli altri 15 punti indicati dalla Ats Città Metropolitana. Sette sono nel capoluogo, gli altri sono a Codogno, Passirana di Rho, Melzo, Binasco, Trezzo sull'Adda, Lodi, Sesto San Giovanni, Magenta e Legnano. Una rete già ora in grado di assorbire la grande domanda di vaccini proveniente dalla terza età. Come in via Ippocrate 45 la procedura è semplice: si arriva a seconda dell'orario di prenotazione indicato dopo la registrazione sul portale regionale, si compila un modulo e si accede al padiglione. All'interno un medico sottopone il candidato a un breve esame, poi si passa alla vaccinazione vera e propria. Infine si attende un quarto d'ora per controllare eventuali reazioni avverse e si può tornare a casa.

La fame di immunità dal Covid ha creato anche un piccolo assembramento davanti al punto vaccinazione di Niguarda, ma in fondo è una buona notizia come ha sottolineato Marco Bosio, direttore generale dell'Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda: «Dentro la situazione è assolutamente fluida e tranquilla: ci sono 7 ambulatori medici e 7 infermieristici e non ci sono problemi, il problema sono le persone che arrivano prima, ma ci sta è la prima giornata per loro e per noi diciamo che è il rodaggio, il problema è fuori dove chi arriva con troppo anticipo crea la fila, ma stiamo già provvedendo per organizzare meglio anche gli spazi esterni, intanto possiamo dire che è tutto abbastanza tranquillo, le dosi ci sono, siamo operativi e questo afflusso è un segnale positivo perché c'è sensibilità sul tema da parte di questa fascia di popolazione».

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