Cronaca locale

Sabato ad alta tensione L'appello del sindaco: manifestare civilmente

In piazza Lega, Casapound e Fratelli d'Italia Gli antagonisti vogliono bloccare i comizi

Chiara Campo

Uno schieramento di oltre trecento poliziotti (e reparti mobili di carabinieri e altre forze dell'ordine pronte a fornire supporto) per consentire al centrodestra e a CasaPound di fare campagna elettorale. I movimenti antifascisti e antagonisti si raduneranno dalle 14 in largo Beltrami allo slogan «No al sabato nero»: il presidio è autorizzato ma si temono altre incursioni dei centri sociali. La situazione è tesissima, fino a ieri sera la Digos ha fatto opera di mediazione con i vari movimenti per prevenire disordini. Oggi la prova sul campo. Primo test in via Padova, dove alle ore 10.30 Giorgia Meloni e i candidati di Fratelli d'Italia in Regione e alle Politiche porteranno un tricolore di 250 metri lungo la strada con più stranieri. «Liberi e sicuri, riprendiamoci le nostre città» è il motto della manifestazione. Alle 15 (ma l'orario potrebbe essere leggermente anticipato) sul palco in piazza Duomo sarà il segretario della Lega Matteo Salvini a incitare: «Ora o mai più, prima gli italiani». Alla stessa ora - ed è la situazione considerata più a rischio - la candidata presidente di CasaPound in Regione Angela De Rosa e il leader nazionale del movimento di estrema destra Simone Di Stefano terranno un comizio in largo Beltrami. A pochissima distanza, davanti allo Strehler, il presidio dei comitati antifascisti. Allarme per i blitz degli antagonisti.

«Abbiamo fatto un incontro con prefetto e questore giovedì - ha riferito ieri il sindaco -, le forze dell'ordine sono pronte e sono state chiamate a Milano anche più forze. Ci saranno parecchi momenti di possibile tensione ma siamo attenti più che preoccupati». «Ovviamente», ha aggiunto Beppe Sala, «non posso che richiamare tutti a far sentire le proprie ragioni politiche ma con il dovuto livello di civiltà. Quindi, non drammatizzo ma dico che siamo tutti pronti». Ieri al comitato elettorale del candidato governatore del Pd in Regione, Giorgio Gori, c'erano Sala e il ministro degli Interni Marco Minniti. Che, nonostante i ripetuti episodi di violenza delle ultime settimane, compresi gli scontri a Torino due sere fa finiti con un bilancio di sei agenti feriti dai centri sociali, ha assicurato di «poter dire con serenità che siamo in condizione di far svolgere la campagna in libertà e sicurezza». Ma rivolge «a tutte le forze in campo un appello ad abbassare i toni». Accanto a Gori il ministro ha ribadito che è «fondamentale superare i grandi centri profughi e garantire un'accoglienza diffusa». Gori ha sostenuto che con lui in Regione «cambierebbe la musica, Roberto Maroni non ha fatto niente per aiutare i sindaci, io proporrei incentivi ai Comuni e credo che tutti alla fine avrebbero interesse ad accogliere migranti. E il Pirellone dovrà promuovere corsi di italiano, educazione civica e formazione lavoro per chi è in attesa di sapere se ha diritto allo status. Il mio avversario del centrodestra Attilio Fontana dice che ne caccerà 100mila. Li butterà in mare? Farà rastrellamenti?». Ironia che l'onorevole della Lega Paolo Grimoldi rispedisce al mittente: «Quando Fontana annuncia che presserà il governo per allontanare i centomila clandestini che hanno già un foglio di via chiede solo il rispetto delle leggi.

Gori invece vorrebbe regolarizzarli con una sanatoria».

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