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Greta, il catastrofismo è smentito dalla storia

I cambiamenti climatici ci sono sempre stati, lo dimostra la storia del Pianeta. Mentre le previsioni apocalittiche si sono rivelate una bufala dietro l'altra

Greta, il catastrofismo è smentito dalla storia

Altro che "scienza": il catastrofismo ambientalista di Greta Thunberg, come abbiamo già avuto modo di appurare, ha assunto i caratteri di un fenomeno più "populista" che scientifico: tant'è che gli studiosi e gli esperti che non si adeguano al climaticamente corretto hanno cominciato a rialzare la testa e stanno facendo sentire la loro voce, invitando l'opinione pubblica a non farsi persuadere dagli slogan apocalittici. Pochi giorni fa, su Il Giornale, è intervenuto il professor Antonino Zichichi, spiegando che inquinamento e cambiamenti climatici sono due cose diverse. "Legarli vuole dire rimandare la soluzione" osserva "e infatti l'inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell'aria". Il riscaldamento globale è tutt'altra cosa, afferma il professore, in quanto dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende invece da fenomeni naturali legati al Sole.

Senza contare che, come spiega il professor Umberto Tirelli su La Verità, "i cambiamenti climatici ci sono sempre stati", anche quando l'uomo non era ancora sulla Terra e quindi "l'inquinamento che è ritenuto colpevole dei cambiamenti climatici non era ovviamente presente". La Groenlandia, per esempio, quando fu scoperta nel 980 d.C. dai Vichinghi "era verde almeno nella sua parte periferica (si produceva vino!) è poi diventata ghiacciata" ed ora "lentamente ritornerà ad essere verde secondo i cambiamenti climatici che si saranno (forse) verificati nel frattempo".

I numeri sul clima che smontano Greta

Per quanto concerne l'origine antropica del riscaldamento globale, osserva Tirelli, si tratta di "una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici". Al contrario, spiega, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l'esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850 ad oggi. Le previsioni allarmistiche, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali. Tutte le evidenze, spiega sempre Tirelli, suggeriscono che questi modelli sovrastimano il contributo antropico e sottostimano la variabilità climatica naturale, soprattutto quella indotta dal sole, dalla luna, e dalle oscillazioni oceaniche. La nostra casa, ossia il pianeta, è dunque davvero "in fiamme", come sostengono l'attivista per il clima Greta Thunberg e il movimento globale Fridays for Future? Come abbiamo ricordato in questo articolo, la storia del pianeta li smentisce.

Come spiega tra gli altri Alberto Prestininzi, intervistato da Atlantico Quotidiano, dal 1800 circa la temperatura sulla terra ha subito un aumento di 0,9 gradi circa. La data alla quale si fa riferimento è poco significativa: è stata assunta perché al 1800 circa si attribuisce l’inizio delle attività industriali, con immissione di CO2 antropica. In effetti, spiega il professore, la temperatura sul pianeta ha iniziato la propria risalita a partire dal 1700 d.C., quando è stato registrato il minimo di temperatura di quella che è stata definita "la piccola era glaciale", il cui inizio è individuato intorno al 1400 d.C. Questo indica, sottolinea il docente, che "il sistema naturale climatico si trova oggi in una fase calda” che, tuttavia, si attesta ancora su valori inferiori a quelli della fase calda medievale del 1200 d.C. circa, quando si trovava a +1,5; +1,7 rispetto al minimo del 1700 d.C.. Dal 2000 ad oggi, salvo un picco del 2017 dovuto al “Niño”, la temperatura sulla terra è rimasta pressoché costante, anzi è diminuita di circa 0,1 gradi".

Come se non bastasse, di recente il think tank Competitive Enterprise Institute con sede a Washington Dc, ha pubblicato un articolo, ben documentato, con tutte le previsioni apocalittiche più disparate in tema di cambiamenti climatici che si sono susseguite negli ultimi 50 anni e che sono state tutte smentite. "Il problema con tutte le questioni ambientali” dichiara Paul R. Ehrlich, biologo, sul New York Times del 10 agosto 1969, “è che mentre aspettiamo di avere abbastanza prove per convincere la gente, moriremo. Dobbiamo renderci conto che, a meno di essere estremamente fortunati, spariremo tutti in una nuvola di vapore blu entro 20 anni". Il Boston Globe del 16 aprile 1970 sottolinea come gli scienziati fossero convinti dell'arrivo di una nuova, imminente, era glaciale. "L’inquinamento dell’aria può oscurare il sole e provocare una nuova era glaciale nei primi 30 anni del prossimo secolo" si legge.

Fino alla previsione-bufala di Al Gore, che nel 2008 spiegò che, entro il 2013, la calotta polare artica sarebbe scomparsa del tutto.

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