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Prime grane per il Conte-bis: Putin e Xi sul piede di guerra

L'arresto di Alexksandr Korshunov a Napoli ha scatenato le ire di Putin, mentre ieri la Cina ha fatto capire di essere scontenta delle prime decisioni del Conte-bis

Prime grane per il Conte-bis: Putin e Xi sul piede di guerra

Per il nuovo governo a guida Giuseppe Conte non mancano i dossier bollenti in politica estera. Ma a parte i problemi strategici, c'è una questione impellente che sta già scatenando i telefoni di Mosca e Washington. E l'Italia sembra di nuovo piombata ai tempi della Guerra Fredda, quando Stati Uniti e Unione sovietica manovravano nel nostro Paese.

L'arresto di Korshunov

In queste ore, Napoli è al centro di un intricato gioco diplomatico. Come spiegato da ilGiornale, il 30 agosto la Polaria ha fermato il cittadino russo Aleksandr Korshunov appena sbarcato da un volo proveniente da Mosca. La richiesta è arrivata direttamente dagli Stati Uniti: l'uomo è accusato di spionaggio industriale e, da dirigente dalla Odk, è considerato l'autore del furto di documenti della General Electorinic e di informazioni coperte da copyright per sviluppare motori di aerei civili russi.

Gli Stati Uniti chiedono, l'Italia risponde affermativamente, dimostrando quindi fedeltà all'asse euro atlantico e mostrandosi perfettamente in linea con Washington dopo l'endorsement per "Giuseppe" firmato da Donald Trump. Il problema è che la Russia, partner strategico italiano e che ha visto ocn occhi abbastanza neutrale se non accondiscendenti al nuovo esecutivo giallo-rosso, ora ha deciso di alzare. L'ambasciata russa ha già detto senza mezzi termini di considerare "illegittimo" l'arresto del cittadino russo e ha chiesto "l'immediato ritiro della richiesta di estradizione". Per Mosca si tratta di una mossa assolutamente "inaccettabile" che "va contro il diritto internazionale".

Una vera e propria grana per il premier Conte che si inserisce in un quadro internazionale bollente. Roma è sempre stata vista come ponte tra Russia e Stati Uniti da parte sia del Cremlino che della Casa Bianca. Ma la decisione di virare nettamente verso l'Atlantico fa sì che a Mosca guardino con molto più sospetto al nuovo governo giallo-rosso. E sfidare la Russia, con il gas siberiano che riempie il nostro mercato non è un affare da prendere sottogamba.

Anche la Cina irritata

Un affaire complesso cui si affiancano le prime avvisaglie di una scontentezza da parte cinese per alcune mosse del nuovo governo. Ieri il consiglio dei ministri ha dato l'ok al decreto sul Golden Power che è lo strumento con cui l'esecutivo italiano può blindare le proprie telecomunicazioni rispetto all'avvento di operatori stranieri nel 5G. In pratica, Huawei e Zte. E Washington, così come la Nato, aveva chiesto dopo la firma del Memorandum per la Via della Seta che Roma garantisse sull'ingresso cinese nelle infrastrutture strategiche. Dall'altro lato, la mossa delle agenzie di Stato cinesi di mostrare una certa disaffezione verso Luigi Di Maio, accusato di essere sostanzialmente inadatto al ruolo di ministro degli Esteri, non fa che lanciare un messaggio molto chiaro. Il nuovo governo è un coccio in mezzo ai vasi di ferro. E adesso Mosca e Pechino battono i pugni.

Hanno dato credito a questo governo, ma le prime mosse totalmente affini agli Usa sono un segnale molto chiaro.

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