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"L'Appennino si muove...". Le cause del terremoto in Toscana

Il terremoto che ha colpito l'area appenninica tra Toscana ed Emilia-Romagna ha origini ben precise che hanno a che fare con il movimento della placca Adriatica: ecco di cosa si tratta e in quale più ampio contesto è inserita

Fonte: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv)
Fonte: Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv)

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"L'Appennino si muove...". Le cause del terremoto in Toscana

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Il terremoto di magnitudo 4.9 che nella giornata di ieri ha colpito Toscana e Romagna ha delle cause ben precise che dipendono innanzitutto dall'attivazione di una faglia lunga alcuni chilometri che ha generato il sisma il cui epicentro è stato registrato a circa 8,4 chilometri di profondità. La scossa, però, è inserita all'interno di un sistema più complesso e ampio che riguarda l'Adriatico.

La spiegazione dell'esperto

"È una faglia definita 'normale', cioè di tipo distensivo, frequente nell’Appennino centro-settentrionale. Sono in corso analisi per puntualizzare i movimenti specifici. Sono faglie che provocano il ribassamento di un’area", ha spiegato al Corriere il prof. Davide Piccinini, sismologo e primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia della sezione di Pisa. Quel che molti non sanno, però, è che l'Appennino settentrionale si muove verso nord-est a causa dei "movimenti della placca Adriatica, che trascina con sé la parte esterna della catena appenninica. Quanto è avvenuto ieri fa parte della normale dinamica di questa parte di Appennino", ha sottolineato l'esperto.

Come un effetto a catena, i collegamenti sono molto più ampi e vasti di quanto possiamo immaginare: la placca Adriatica, a sua volta, fa parte di una specie di promontorio della placca Africana, più grande, che si è introdotto dentro quella Euroasiatica. Il prof. Piccinini spiega che il nostro Appennino si trova nel punto di contatto "tra quest’ultima e quella Adriatica. A Nord, come in Friuli, ci sono movimenti di compressione, sui lati movimenti di distensione-stiramento come in Mugello".

Lo sciame sismico

Altre scosse si assestamento sono proseguite per tutta la notte tra Toscana e Emilia Romagna con quella più forte registrata dall'Ingv pari a una magnitudo 3.0 a 5 km da Marradi e una profondità di 8 chilometri. In via precauzionale, in molti Comuni dell'area le scuole sono rimaste chiuse anche oggi. L'area è sismica e non nuovo a forti terremoti come quello che nel 1919 fu di magnitudo 6.4 e considerato tra più forti del Ventesimo secolo nel nostro Paese. "In Italia ogni anno avvengono alcune migliaia di terremoti di magnitudo compresa tra 3.0 e 4.0 e qualche decina di magnitudo superiore a 4.0", spiega il sismologo. Fino alla serata di ieri ci sono state circa 160 nuove scosse dopo quella principale della mattinata, 25 di queste con magnitudo 2.0. "Al momento è impossibile dire quanto a lungo possa durare lo sciame sismico"

L'esperto spiega, infine, che non è possibile prevedere se ci saranno nuovi e più forti terremoti perché ogni evento fa una storia a parte. Quanto accaduto nelle ultime ore non ha alcun collegamento dallo sciame sismico al largo delle Marche che si ripete ormai da qualcjhe settimana. "Sono terremoti del tutto diversi.

Quello del Mugello è stato un terremoto distensivo, quelli in Adriatico, come quello dell’Emilia del 2012, sono terremoti di tipo compressivo".

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