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La bufala sul governo che affama i poveri. Tra assegni e bonus, aiuti a 930mila famiglie

La maggioranza degli ex sussidiati continua ad essere sostenuta. Gli altri strumenti: dalle carte per gli acquisti ai 350 euro per trovare lavoro. Ma per l'opposizione è "guerra agli indigenti"

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Il governo «dichiara guerra i poveri», la Meloni «fa cassa sulla pelle dei più deboli». Gli slogan dell'opposizione contro le modifiche al reddito di cittadinanza nascondono una fake news. È vero che, da gennaio, il reddito partorito dai 5S non ci sarà più, ma è falso che «i poveri» vengano abbandonati. I sussidi cambiano nome, requisiti e modalità di erogazione - e meno male, visti i disastri del Rdc -, ma restano eccome, e anche con alcuni aiuti in più rispetto ai prima. Intanto, la maggioranza dei beneficiari del reddito di cittadinanza (il 58% secondo l'Ufficio parlamentare di Bilancio) continuerà a ricevere un sussidio, che si chiamerà Assegno di inclusione (Adi). Il decreto Lavoro lo descrive come «misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli». Di fatto è un sussidio economico che può arrivare fino a 7.560 annui, a cui si può aggiungere un contributo per l'affitto fino a 3.360, per un anno e mezzo, rinnovabili per un secondo anno. Ovviamente servono una serie di requisiti (economici e nella composizione del nucleo) che dimostrino un reale stato di bisogno. Chi invece è occupabile non verrà mantenuto dallo Stato, come nel «Sussidistan» creato dai Cinque Stelle, ma verrà avviato a dei corsi di formazione propedeutici al lavoro, con in più un aiuto economico di 350 euro al mese, per un anno, erogati dall'Inps come «Supporto alla formazione e al lavoro» (Sfl). Di quante persone parliamo? Secondo i dati di agosto in possesso del ministero del Lavoro si creano due nuove platee di nuclei: 697 mila nuclei con diritto all'Assegno di inclusione e circa 230mila con diritto al Sfl (ma le platee sono mobili per via delle prese in carico, quindi i numeri sono in costante aggiornamento).

È chiaro che molti ex redditisti che sono passati nel «Supporto formazione lavoro» magari preferivano incassare i soldi senza preoccuparsi di cercare una occupazione (oppure, facendo nel frattempo un lavoro in nero), ma proprio questo era l'impegno della Meloni al punto 9 del suo programma elettorale («Sostituzione dell'attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro»). Quindi, riassumendo, con l'attuale governo c'è una platea di quasi 1 milione di nuclei famigliari che viene aiutata o con un'indennità mensile per l'accompagnamento al lavoro (il Sfl) o con un assegno dedicato alle situazioni più fragili (l'Adi). È questa la «guerra ai poveri»?

Ma vanno aggiunti altri strumenti. Come la carta prepagata «Dedicata a te» destinata alle famiglie con Isee inferiore a 15mila euro e non beneficiari di altre misure di sostegno al reddito. Sulla carta è caricato un contributo di 382,50 euro destinato all'acquisto di beni alimentari. A ricevere la carta solidale, dal 18 luglio, sono - stando ai calcoli - 1,3 milioni di famiglie, grazie al fondo specifico di 500 milioni istituito dal ministero dell'Agricoltura. Poi c'è la Carta acquisti del Tesoro, 40 euro al mese e viene caricata ogni due mesi con 80 euro. Poi ancora, per chi ha figli, c'è l'Assegno unico universale, che è stato aumentato del 50% per chi ha figli minori di un anno, per chi ha tre e quattro figli e per chi ne ha uno disabile. L'Assegno unico, inoltre, è cumulabile con Adi e Sfl.

Poi, ancora fino a fine mese, c'è il bonus bollette, di cui gli uffici tecnici, spiega il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto, stanno studiando il rinnovo. Sul tavolo c'è anche un bonus carburanti, ma solo per i redditi bassi. Un altro obiettivo della manovra è aumentare le pensioni minime, già dal prossimo anno a 670 euro.

Persino l'odiato superbonus e la cessione dei crediti verrebbero mantenuti, ma ancora una volta soltanto per i redditi bassi. Guerra ai poveri?

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