Le ong nel Mediterraneo

Immigrazione, le Ong tornano all'attacco ed il governo adesso trema

Mentre l'Ong Sea Eye annuncia nuove missioni, nel governo tengono banco le distanze tra Luigi Di Maio, che vuole proseguire sulla linea della fermezza, ed una parte sempre più consistente del Partito Democratico

Immigrazione, le Ong tornano all'attacco ed il governo adesso trema

Sono ore concitate nel governo sul fronte immigrazione: i numeri degli sbarchi in crescita a settembre, le minacce di Erdogan di riaprire la rotta balcanica e di far aumentare le partenze dal suo paese, non ultimo anche l’annuncio di alcune Ong.

Proprio nelle scorse ore, il presidente della tedesca Sea Eye ha annunciato l’inizio nei prossimi giorni della settima missione della nave “Alan Kurdi”: “Ciò è stato possibile – ha annunciato dal suo account Twitter Gorden Isler – Grazie a una donazione fatta da Sea Watch, di 60mila euro”.

Un fronte comune quindi tra le Ong tedesche, un’azione di mutuo soccorso che Isler ha anche promesso di ricambiare ricordando come la Sea Watch 3, la nave a luglio protagonista dello speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza a Lampedusa ai comandi di Carola Rackete, risulta ancora ferma sotto fermo amministrativo a Licata.

L’intenzione delle varie Ong, anche alla luce dei recenti eventi tra cui quello che ha riguardato il naufragio di Lampedusa, è quella di riprendere al più presto le missioni nel Mediterraneo centrale. E la maggioranza rischia, a sua volta, di navigare in acque ben più agitate di quelle del “mare nostrum”.

Questo perché, da un lato, Luigi Di Maio, in qualità sia di capo politico del Movimento Cinque Stelle che di ministro degli esteri, vuole continuare sulla linea della fermezza. Dall’altro lato però, il Partito Democratico scalpita per imprimere quella “discontinuità” sul fronte migratorio di cui si è parlato in fase di trattative per il nuovo governo.

E così dunque, mentre Di Maio parla della necessità di confermare la confisca per le navi delle Ong che non ottemperano alle norme previste dal decreto sicurezza bis, votato con il precedente governo, dal Pd emergono posizioni invece più favorevoli ad una linea morbida con le stesse Ong.

Alcuni retroscena, in particolare, sono stati svelati in un articolo de Il Messaggero: ieri Di Maio avrebbe tenuto, assieme al premier Conte, un mini vertice con il ministro dell’interno Luciana Lamorgese. In questa sede, il titolare degli esteri avrebbe affermato nuovamente l’importanza della linea della fermezza e di continuare con il programma dei rimpatri. Inoltre, Di Maio avrebbe fissato come priorità quella di fermare le partenze dall’Africa. Una linea quasi “salviniana” verrebbe da dire, con il capo dei grillini preoccupato di non lasciare il tema immigrazione nelle mani dell’ex alleato di governo.

Ma il Pd ha al suo interno una vera resa dei conti sulla materia, la quale potrebbe portare a sua volta a pericoli non indifferenti alla maggioranza. L’ala dei Dem più vicina a LeU e capitanata da Orfini, vorrebbe sconfessare l’operato del 2017 dell’allora ministro Marco Minniti che, da esponente di un governo Pd, è stato il primo a stilare un codice per le Ong. Le foto di Bija apparse nei giorni scorsi e la polemica sulla presenza, proprio nel 2017, del trafficante libico in Italia hanno acuito le ambizioni dell’ala sinistra del partito sull’immigrazione.

Da qui, la possibilità di uno scontro interno alla maggioranza con Di Maio nel ruolo dell’inflessibile difensore della linea della fermezza e con parte del Pd che vuole sconfessare l’operato degli ultimi due governi.

Una situazione dunque non semplice da gestire per lo stesso premier Conte, mentre all’orizzonte bussano sempre più prepotentemente le nuove emergenze sull’immigrazione.

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