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Tensioni nella maggioranza. E Conte: "Serve una verifica di governo"

Il piddì Bettini: "Serve una verifica di governo". E il premier apre: "Dopo la manovra cronoprogramma per arrivare al 2023"

Tensioni nella maggioranza. E Conte: "Serve una verifica di governo"

"Ritengo che ogni cosa abbia il suo tempo". Dopo settimane di violente risse tra alleati, il premier Giuseppe Conte acconsente all'idea lanciata dal piddì Goffredo Bettini di fare una verifica al governo. "Ora l'esecutivo è concentrato sull'approvazione della legge di bilancio", ha promesso parlando con i giornalisti. "Un attimo dopo io mi farò portatore di questa iniziativa". La morsa in cui è finito il presidente del Consiglio, già fiaccato dalle polemiche sulla trattativa segreta per riformare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), si è fatta via via più asfissiante con l'avanzare del dibattito sulla manovra economica. Il Movimento 5 Stelle, il Partito democratico e Italia Viva si sono scannati senza esclusione di colpi e senza guardare in faccia nessuno. A dividerli non è soltanto la legge di Bilancio. I tre azionisti della maggioranza sono divisi su tutto e difficilmente la stesura di un cronoprogramma, come ipotizzato dall'avvocato del popolo, riscirà a cavarli fuori da questa impasse.

La necessità di arrivare a una verifica di governo è stata esplicitata questa mattina durante la trasmissione radiofonica Mattino 24 in onda sulle frequenze di Radio 24. "O si approva o non si approva, non possiamo stare sospesi ogni giorno a Di Maio e Renzi", ha sentenziato Bettini in quello che suona come un vero e proprio ultimatum. Da Conte si aspetta che a gennaio, subito dopo l'approvazione della manovra economica, si presenti "con una sua agenda" tenendo "conto anche delle cose successe". La richiesta è ampiamente condivisa dal segretario dem, Nicola Zingaretti, che a sua volta ha chiesto su Facebook che si lavori quanto prima a una nuova Agenda 2020 "per riaccendere i motori dell'economia, per creare lavoro, per sostenere la rivoluzione verde, per rilanciare gli investimenti, per semplificare lo Stato, per sostenere la rivoluzione digitale, per le infrastrutture utili, per investire su scuola, università e sapere". Insomma, rimettere tutto in discussione. "Alleanza vuol dire condivisione e avere a cuore gli interessi dell'Italia". Fin qui, invece, gli alleati si sono comportati da antagonisti.

Messo alle strette Conte ha raccolto la richiesta del Partito democratico e, viste le continue tensioni nella maggioranza, ha promesso che con l'anno nuovo chiederà alle forze politiche, che lo sostengono, di "condividere un percorso anche sul piano cronoprogramma" e di mettere nero su bianco le "priorità" che vogliono realizzare. "Il Paese chiede chiarezza, non possiamo proseguire con dichiarazioni o differenti sensibilità, sfumature varie e diversità di accento", ha quindi aggiunto il premier. "Non dubito dell'impegno di tutti di arrivare fino a fine legislatura". Nonostante i continui scontri tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio, l'avvocato del popolo resta convinto di riuscire a portare la legislatura a termine. Il suo orizzonte resta, appunto, il 2023. Certo, a far gola a grillini e democratici potrebbe esserci l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Al Quirinale, dopo Sergio Mattarella, vedono entrambi di buon occhio Romano Prodi. Tre anni ancora di tensioni, però, potrebbero fiaccare chiunque. Persino Conte che, nel giro di appena un anno e mezzo, è riuscito a saltare dall'alleanza gialloverde al patto giallorosso. Eppure, rispondendo alle domande dei cronisti, ha ribadito che intende fare "riforme strutturali" e che queste "non si fanno in due mesi o tre mesi". "Se le forze politiche dovessero rispondere diversamente perché hanno un orizzonte diverso, ce lo diranno e ci confronteremo", ha poi tagliato corto.

"Ma non ho alcun motivo per dubitare che l'impegno che verrà fuori dalle forze politiche sarà fino al 2023".

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