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Ombre cinesi e ruggiti russi: Di Maio è già sotto assedio

Sono giorni bollenti per il ministro degli Esteri, che si trova in mezzo alle pressioni di Washington, Pechino e Mosca

Ombre cinesi e ruggiti russi: Di Maio è già sotto assedio

Per Luigi Di Maio la prova è di quelle serie: molto serie. Perché essere ministro degli Esteri di questi tempi non è affatto semplice e l'Italia si trova al centro di una sfida geopolitica che passa dallo scontro tra Cina e Stati Uniti al confronto serrato tra Deep State americano e Russia.

Farnesina blindata

Roma è al centro di un pericoloso scontro triangolare e si trova a fare il coccio tra vasi ferro con il rischio di infrangersi al primo errore anche del nostro stesso ministro. L'establishment lo sa e per questo stanno blindando la Farnesina. La nomina di Ettore Sequi capo di Gabinetto, con Elisabetta Belloni a mantenere il timone del ministero, al pari della nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo, indicano la volontà di Partito democratico e Stato profondo di avere garanzie sulla tenuta del dicastero da parte di Di Maio. E a partire da queste nomine così come delle prime mosse del governo, si possono capire molte cose di come procederà la nostra politica estera. E soprattutto del "caos" in cui opererà il ministro grillino, già chiamato a una prova di maturità di non poco conto che riguarda i rapporti tra Roma, Washington e Pechino: con l'intervento della stessa Mosca.

Di Maio tra Cina e America

Ci sono alcuni episodi chiave che fanno capire cosa sta accadendo nei primi giorni di Di Maio capo della diplomazia italiana. Giuseppe Conte, suo premier e attualmente leader de facto del Movimento Cinque Stelle, deve fare da garante con l'Unione europea e soprattutto da amico personale e strategico di Donald Trump. Il premier, apprezzato e sostenuto dalla Casa Bianca, ha ricambiato il favore di The Donald che lo ha pubblicamente difeso riunendo subito il consiglio dei ministri e approvando il decreto sul Golden Power per il 5G cinese. Una mossa che ha fatto molto piacere alla Nato e agli Usa. meno a Pechino che, non a caso, ha subito mandato un messaggio alla Farnesina parlando di un Di Maio "inadatto". E il capo degli Esteri ha ribattuto non respingendo le accuse, ma facendo di tutto per ricucire con la Cina, innanzitutto accogliendo l'ex ambasciatore a Pechino come capo di gabinetto. agli Esteri.

Mossa astuta, che non rappresenta solo l'arrivo di un uomo di grandissime conoscenze diplomatiche, ma anche un uomo perfettamente a conoscenza delle relazioni sino-italiane, visto che è stato lui a intessere i legami con la Cina durante la stesura del Memorandum per la Via della Seta. Memorandum sostenuto anche dall'ex sottosegretario Michele Geraci, quota Lega (ma non tropo fedele alla linea atlantica), che oggi è stato fotografato a Roma proprio con Sequi e il console Sergio Maffettone. Dagospia, che ha pubblicato le foto, parla di "China club". E non è un caso: quella passeggiata romana dei tre uomini di punta dell'asse tra Italia e Pechino sono già dentro la Farnesina o potrebbero rientrarci (come Geraci). E la Cina ha già espresso la volontà di intensificare i rapporti tra i due Paesi con Di Maio ministro.

Mosca tuona su Korshunov

Nel frattempo, mentre il neo ministro si trova a dover gestire il dossier-Cina, un astro ben più caldo si profila sulla sua scrivania. E quel problema riguarda la Russia. Il 19 settembre è stata fissata presso la Corte d'Appello di Napoli l'udienza di Aleksandr Korshunov, manager russo della Odk e arrestato a Napoli su richiesta degli Stati Unitio ocn l'accusa di spionaggio industriale. Un vero e proprio scontro diplomatico in cui l'Italia si trova in mezzo e che il Cremlino guarda con particolare attenzione. La prova è arrivata dallo stesso ministero degli Esteri russo, che si è esposto sul caso Korshunov attraverso la portavoce Maria Zakharova.

Mosca, come riporta Agi, si auspica che "il tribunale italiano sarà in grado di esaminare la situazione in modo oggettivo e di prendere una decisione appropriata, sulla base dei fatti e di non cedere alle pressioni politiche". Pressioni politiche che sono perfettamente evidenti. L'America di Trump ha chiesto a Conte ampie garanzie. E quelle garanzie devono essere fornite. Altrimenti, quel semaforo verde concesso dalla Casa Bianca può trasformarsi in un pericoloso semaforo rosso.

Rosso come quel filo che lega l'asse Pd-Cinque Stelle con la Cina e che adesso trova Pechino e Mosca sul piede di guerra.

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