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Smentiti i sindaci progressisti: i prefetti si schierano con Salvini

Sala, Raggi e Orlando all'attacco: sono contrari al piano anti degrado. I prefetti, invece, difendono Salvini

Smentiti i sindaci progressisti: i prefetti si schierano con Salvini

"Non c'è alcuna prevaricazione di chicchessia". All'indomani dello scontro sul piano anti degrado, i prefetti si schierano contro i sindaci (di sinistra) che ieri hanno polemizzato con Matteo Salvini. "I prefetti aiutano - commenta il vice premier leghista c'è qualche sindaco di sinistra che fa polemica a prescindere su tutto, su qualunque decreto faccia il ministro dell'Interno".

Al centro del braccio di ferro c'è la direttiva emanata ieri da Salvini per contrastare il degrado nelle principali città del Paese. I sindaci rossi hanno levato gli scudi contro il Viminale montando una polemica senza senso. "Guardo con poco interesse all'ennesimo decreto del ministero dell'Interno", ha commentato il primo cittadino di Milano, Beppe Sala. "Nel merito, mi sembra essere tra l'inutile e l'autolesionista - ha continuato - quello che mi incuriosisce è capire se l'arroganza salviniana avrà o meno un limite". Leoluca Orlando è pronto a rivolgersi al Tar per far sospendere e annullare il provvedimento, qualora la Prefettura di Palermo dovesse adeguarsi alla direttiva sulle "zone rosse". Altrettanto dura anche la grillina Virginia Raggi. "È solo un foglio di carta", ha tagliato corto parlando col Fatto Quotidiano. "Non consentirò a Salvini di prendersi la città".

Il rumore sollevato dai sindaci è, in realtà strumentale. L'obiettivo di Salvini altro non è che contrastare il degrado dilangante intervenendo "con mezzi ulteriori" in quelle circostanze che "destano nella popolazione un crescente allarme sociale", come le piazze di spaccio. I primi cittadini possono ricorrere ai daspo urbani, emanare ordinanze per limitare l'orario di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche, ma non sempre basta. Il modello sono le sperimentazioni a Bologna e Firenze di provvedimenti prefettizi che hanno di fatto istituito "zone rosse" che "vietano lo stazionamento a persone dedite ad attività illegali, disponendone l'allontanamento". Certo si tratta di circostanze particolari, perciò "risulta essenziale la preventiva condivisione dei presupposti che ne motivano l'adozione". I prefetti sono quindi invitati a convocare riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per analizzare i casi, le misure straordinarie devono avere una durata limitata e dal 31 maggio ogni tre mesi dovranno inviare al Viminale un report trimestrale sulle ricadute delle ordinanze adottate.

Il processo è virtuoso. Tanto che l'Associazione Prefettizi (Ap) si è apertamente schierata al fianco di Salvini lodando "la collaborazione tra diversi livelli di governo del territorio". "Il possibile intervento prefettizio - ha spiegato all'agenzia Adnkronos Antonio Corona, presidente di Ap - sarà di supporto, dunque in nessun modo sostitutivo, alle politiche dell'ente locale in contrasto a degrado e illegalità". Tanto è vero che la direttiva invita i prefetti a convocare apposite riunioni del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica del quale sono membri di diritto presidente della provincia e sindaco del comune capoluogo. "Non c'è alcuna prevaricazione nei confronti di chicchessia - ha continuato Corona - ma, piuttosto, un' ipotesi di lavoro da considerare intorno al tavolo in cui i diversi livelli di governo del territorio, prefetti e sindaci in testa, nel pieno riguardo delle rispettive competenze e prerogative, dialogano, collaborano e operano al fine del soddisfacimento dell'interesse primario del cittadino".

Salvini ha incassato con soddisfazione l'appoggio dell'Associazione Prefettizi. "I sindaci sono solo contenti di avere armi in più, norme in più, telecamere in più, vigili urbani in più - ha commentato - è quello che stiamo facendo". "Se poi c'è il sindaco di Palermo, il sindaco di Napoli o il sindaco di Firenze che qualunque cosa io faccia si lamenta, vabbè...", ha poi concluso il vice premier leghista.

Che si è messo a ridere quando una giornalista ha inserito nell'elenco anche il sindaco di Roma.

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