Calcio

Un pareggio glaciale tra Fiorentina e Genoa: Guðmundsson su rigore, rimedia Ikoné

La trentaduesima di Serie A al Franchi, col debutto (complicato) dell’arbitro Di Marco, è un crocevia entusiasmante ma con un punto a testa: Fiorentina e Genoa si fermano in parità, coi gol di Guðmundsson su rigore e Ikoné di testa

Un pareggio glaciale tra Fiorentina e Genoa: Guðmundsson su rigore, rimedia Ikoné
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La trentaduesima tornata di Serie A va in scena al Franchi ad insolito orario aperitivo d’inizio settimana, al debutto assoluto in categoria dell’arbitro Davide Di Marco: Fiorentina – Genoa è una partita dalle mille sfumature, molto lontana da quella prima di campionato delll’1-4 di Marassi, quando la prospettiva della prima metà della classifica per il Grifone pareva irrealizzabile; fino a diventare, oggi, (quasi) realtà. Una frenata per la Viola, il pareggio, ma un punto esclamativo per i rossoblù. Guðmundsson, agognato a gennaio dal mercato della Viola, è l’uomo del cambio di passo: è proprio l’islandese, al 41’, a gelare Terracciano, sfoggiando personalità e talento dagli undici metri, dopo il fallo evidente di Parisi ad abbattere Ekuban.

Il Genoa chiude il primo tempo in vantaggio, quando, per ritmo di gioco complessivo, sembra trascorso appena un attimo dal gol annullato a Belotti – diagonale fulmineo su assist intelligente di Beltrán – per fuorigioco, attorno al 25’. Alla ripresa, la Fiorentina, con le mosse già posizionate da Italiano, cambia passo e il Genoa pare spaventarsi: l’1-1 arriva al 54’, quando Bonaventura, metronomo d’intelligenza, serve morbido Ikoné che trova un bell’angolo, inarrivabile per Martínez, di testa.

Una folata di vento avverso potrebbe però cambiare tutto, perché al 70’ Retegui finisce giù in area per trattenuta (reciproca) con Kayode; Di Marco ci pensa un attimo ed indica il dischetto, ma il Var ci mette non poco a dar indicazioni allo spaesato direttore di gara. Il Franchi è ammutolito, ma Mazzoleni richiama l’arbitro di Ciampino all’on-field review: rigore revocato. Un altro episodio, a meno di cinque dal cospicuo recupero, fa infuriare la panchina toscana: un’azione ben avviata da Nico González porta Kouame a far da sponda ad Ikoné ma nel mentre pare che il braccio di Haps sia più largo del dovuto; pare, perché Di Marco fa concludere e poi fischia un fallo (inequivocabile ma successivo) a Vasquez. Non cambia niente a livello sostanziale (ma l'amarezza è tanta negli occhi dei giocatori in viola a fine match), perché gli ultimi minuti sono il solito braccio di ferro psicologico e la fame d’una Fiorentina col pallino del possesso ma senza concretezza: ben oltre i sei minuti di recupero, il triplice fischio sancisce la parità. Un punto a testa, cinque punti di distanza sul decimo e il dodicesimo posto. Ancora lì, coi sogni più grandi dei risultati.

Si può dare di più

Le conferme e le sorprese, l’Europa e la prima metà della classifica, lottare e stupire: solo cinque punti dividono Fiorentina e Genoa, nel caldo pre-serata della trentaduesima tornata di Serie A in scena al Franchi. Il 2024 di campionato è (ancora) annata da scongiuri per la Viola di Italiano, e nel capoluogo toscano le voci su un Gilardino alle redini della panchina circolano con entusiasmo, proprio mentre il suo Grifone continua ad essere letale nelle trasferte.

Le formazioni titolari

Vincenzo Italiano, col doppio impegno europeo, sa che è importante ritrovare certezze ma anche rifiatare. Così, davanti a Terracciano, sceglie Kayode e Parisi laterali, con Martínez Quarta e Ranieri centrali; mediana a Bonaventura e Duncan, mentre terzetto offensivo da turnover con Ikoné, Beltrán e Sottil, a sostenere Belotti prima punta.

Alberto Gilardino vuole crederci e sa di poter puntare in alto, nonostante le assenze ancora di Malinovs’kyj e Vitinha: con Martínez fra i pali, De Winter, Bani e Vasquez come retrovie stabili nella difesa a tre; Badelj conduce il centrocampo, affiancato da Frendrup e Junior Messias, con Sabelli e Martín sugli esterni. Confermati davanti Ekuban a braccetto col talento di Guðmundsson.

Genoa, all GUD: Guðmundsson glaciale

Il clima è ideale, a Firenze, col pubblico carico da grandi occasioni, compresi i quasi duemila arrivati dal capoluogo ligure: perché Fiorentina – Genoa è uno snodo tra sorprese e belle esperienze. L’emozione c’è ed è delle più variegate: sfila, prima del rispettoso e commosso minuto di silenzio per le vittime di Suviana, la Primavera della Viola, col carico d’aria fresca della gioventù festante; saluta il designatore Rocchi in tribuna anche Davide Di Marco, della sezione di Ciampino, arbitro designato per il match, al debutto assoluto in Serie A.

Ci mette quattro minuti la Fiorentina a portarsi di fronte a Josep Martínez, con un’incursione in fascia di Sottil ed il colpo di testa tentato da Belotti, dopo un bel giro palla generato dal recupero di Martínez Quarta. Il Genoa cerca di scappare al pressing forsennato e trova un primo varco col filtrante per Junior Messias, che ci prova senza però centrare la porta di Terracciano. È poi ancora Messias – che però non riesce a colpire bene, sbilanciatosi – a far sospirare gli spalti, al quarto d’ora, stavolta a più alti decibel, perché Guðmundsson elude Kayode e nello stretto trova un varco sorprendente per l’ex Milan; la rischia Ranieri in extremis, ma riesce a non toccare il brasiliano, e Terracciano s’allunga da terra per recuperare il pallone che s’avvicina alla linea di porta come una mina vagante. Ci prova anche Ekuban, con una girata di potenza dalla distanza che non trova lo specchio, ma è ugualmente significativo: i rossoblù paiono aver trovato delle chiavi di lettura e si fanno avanti con soluzioni diverse. L’attaccante d’origine ghanese cerca poi un appoggio per il compagno di reparto, ma la leggerezza dell’errore del classe ‘94 dà il via ad una ripartenza corale della Fiorentina, che si conclude con l’intelligenza di Bonaventura che serve Beltrán: il Vichingo si mangia le mani perché il suo destro esce di un soffio. Al 21’, il Genoa collezione forse la più concreta delle occasioni: Aarón Martín pennella dalla sinistra un cross ancora per Ekuban, che scappa a Martínez Quarta e stacca con precisione di testa – ci mette la punta dei guantoni in volo Terracciano.

All’improvviso, al 25’, un fulmine: la Fiorentina si fa avanti sulla trequarti con Bonaventura che, nel recuperare palla, si scontra con Bani (in parvenza fallo); il rimpallo fortuito colpisce Duncan e atterra da Beltrán che, senza pensarci, serve splendidamente Belotti che imbuca alla perfezione il diagonale – il Gallo rialza la cresta, dopo due mesi, o almeno lo spera molto forte, nel minuto che scorre inesorabile per le comunicazioni del Var a Di Marco. Gol, alla fine, annullato per fuorigioco.

Un equilibrio sostanziale che non si sblocca fino a cinque dalla chiusura del primo parziale: l’improbabile leggerezza di Martínez Quarta costringe Terracciano ad immolarsi su Messias rimasto solo in uno contro uno; poi, però, sul pallone si agguanta Ekuban, che è bravo a farsi avanti e letteralmente abbattere in area da Parisi. Di Marco non ha dubbi ed indica il dischetto – dagli undici metri, Guðmundsson mostra tutto il proprio talento e la propria personalità: saltello di fiducia, sguardo elusivo, caviglia morbida e Terracciano è spiazzato. 0-1, punto e a capo.

Ad un giro d’orologio dal break, Messias, ancora sfortunato con la condizione fisica, s’accascia a terra da solo: Gilardino richiama subito Thorsby, per un cambio immediato di cautela. La Fiorentina non ci sta e spende i tre minuti di recupero concessi a tentare forsennatamente d’addentrarsi tra le attente retrovie in rossoblù, senza però riuscirci, perché il Genoa si chiude e resiste. L’assalto vero dovrà attendere.

Ikoné, il brivido non basta: finisce in parità

Al rientro in campo delle squadre per la ripresa, Italiano decide subito per un cambio tattico importante: fuori Duncan e dentro Arthur, perché la sua Fiorentina deve trovare canali di costruzione più efficaci. Il primo tentativo della Viola, nel secondo tempo, passa da un tiro proprio del brasiliano ex Juve, che la spara in curva – ma la fluidità del possesso viola è in miglioramento. È questo il momento chiave, al 54’: Bonaventura, un metronomo nel dettare i tempi, aspetta la frazione giusta per imbucare un cross morbido a rientrare alla volta di Ikoné, che scivola dalla marcatura di Martín: l’incornata del francese è indirizzata al sette, imprendibile per Martínez, e significa che torna tutto in equilibrio. 1-1, palla al centro.

La panchina viola aveva, a quel punto, già pronti tre cambi a bordocampo: Kouame, Mandragora e Nico González prendono il posto di Beltrán, Belotti e Sottil. Il Genoa pare subire psicologicamente il pareggio come un macigno: per questo, Gilardino interviene subito a metterci una pezza, con Spence – che diventerà, in due minuti, il primo ammonito della gara per il fallo su Nico González – per Sabelli, Haps per Martín e Retegui per Ekuban. I rossoblù sono ancora storditi, quando, al 68’, Mandragora spaventa un immobile Martínez da punizione diretta. A volte, però, basta un attimo, una folata di vento avversa, per cambiare tutto: Retegui finisce giù in area per trattenuta (reciproca) con Kayode; Di Marco ci pensa un attimo ed indica il dischetto, ma il Var ci mette non poco a dar indicazioni al direttore di gara. Sono minuti in cui il Franchi è ammutolito, quasi in preghiera, finché Mazzoleni e Serra da Lissone richiamano all’on-field review l’arbitro di Ciampino – alla fine, il rigore è revocato, in un cambio totale (sul quale permane il legittimo dubbio) di decisione che si tramuta in fallo in attacco con punizione per i piedi di Terracciano.

Al quarto d’ora dal novantesimo, la Fiorentina non può che crederci: ci riprova subito con un’incursione veloce da destra di Kouame, che l’allunga verso l’area piccola per Ikoné, che cerca l’eurogol con un colpo di tacco che sorprende tutti ma fa il giro largo dell’area rossoblù. Badelj esce dal campo, a pochi passi dall’ottantesimo, con gli applausi e l’affetto della tifoseria avversaria – un ambiente, quello fiorentino, al quale il croato ha certamente dato tanto; così, al suo posto, Gilardino chiama Strootman. Il minuto è l’82: Kouame ruba palla di fisico, ma poi spreca tutto guardandosi indietro a servendo un Bonaventura costretto al tiro veloce a giro tra un muro di maglie, compresa quella di Di Marco che, con colpevole ritardo, fischia poi il precedente fallo ai danni di De Winter.

Nico Gonzalez

Ci prova Nico in tentativo di rovesciata, ci riprova Ikoné in duetto con Kouame; poi, un altro, ennesimo, episodio fa infuriare la panchina toscana: Nico González la mette dentro da sinistra, tocca Kouame di sponda per Ikoné ma nel cercare l’attaccante francese il braccio di Haps pare largo nel deviare la traiettoria. Poi Vasquez è messo giù (certo fallosamente) e Di Marco commina la punizione che verrà battuta velocemente da Martínez alla ricerca d’una ripartenza. Nei sei di recupero, l’atteggiamento del Genoa è di resistenza assoluta con un pressing da sfinimento – e la tecnica funziona. Al 94’, Bani s’immola (per una buona causa) e diventa il terzo ammonito della partita, per fermare una potenzialmente letale ripartenza di Kouame. Il recupero è ampiamente scaduto, ma Di Marco lascia giocare per il tempo perso; finché, oltre il 98', il triplice fischio sancisce la parità. Un punto a testa, non senza rammarico, e ancora cinque punti di stacco.

Il tabellino del match

FIORENTINA (4-2-3-1) – Terracciano; Kayode, Martínez Quarta, Ranieri, Parisi; Bonaventura (85’ Milenković), Duncan (46’ Arthur); Ikoné, Beltrán (55’ Kouame), Sottil (55’ Nico González); Belotti (55’ Mandragora). Allenatore: Vincenzo Italiano

GENOA (3-5-2) – Martínez; De Winter, Bani, Vasquez; Sabelli (61’ Spence), Messias (44’ Thorsby), Badelj (79’ Strootman), Frendrup, Martín (61’ Haps); Ekuban (61’ Retegui), Guðmundsson. Allenatore: Alberto Gilardino

Marcatori: 41’ rig. Guðmundsson (G), 54’ Ikoné (F)

Ammoniti: 63’ Spence (G), Parisi (F), 90’+4’ Bani (G)

Espulsi: n/a

Arbitro: Davide Di Marco (Ciampino)

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