Guerra

"Truppe al confine con Libano e Siria": l'ultima mossa di Israele

Israele ha annunciato la formazione di una nuova brigata regionale al confine di Israele con la Siria e il Libano

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Una brigata regionale al confine con la Siria e il Libano. È questa l’ultima mossa delle Forze di difesa israeliane (Idf) in risposta alle crescenti tensioni localizzate lungo la frontiera nazionale. La Brigata HeHarim, o Montagne, sarà incaricata delle regioni del Monte Hermon e del Monte Dov, sotto la 210a Divisione Bashan, in sostituzione dell’attuale 810a Brigata Regionale Hermon. Secondo le prime indiscrezioni, il gruppo sarebbe stato formato "come parte della risposta operativa alla situazione al confine settentrionale e in conformità con la valutazione della situazione", ha spiegato l’esercito di Israele, aggiungendo che la brigata "sarà specializzata nel combattimento su terreni difficili e nella guerra nelle aree montuose".

La mossa di Israele

Il Times of Israel ha scritto che la Brigata in questione inizierà la sua attività nelle prossime settimane e che Liron Appleman ne sarà nominato primo comandante. "L'istituzione della brigata fornirà una risposta operativa di alta qualità e consentirà la preparazione sia di misure difensive che offensive in una varietà di scenari che corrispondono al terreno e al nemico nella regione, su entrambi i fronti contemporaneamente: Libano e Siria", ha dichiarato il comandante della 210a divisione BG Zion Ratzon.

Tra Israele e Libano la situazione rimane tesissima. Lo scorso 18 marzo sirene per l'arrivo di droni e allarmi di razzi sono risuonate nelle città israeliane vicino al confine con il Libano. Allarmi di presunte infiltrazioni di droni sono suonati nella Galilea, vicino al confine con il Libano. Gli allarmi sono attivati nelle comunità di Sde Nehemia, Amir, Gonen, Shamir, Kfar Blum, Kfar Szold, Neot Mordechai e Lehavot Habashan. Le sirene dei razzi sono partite anche a Yesod Hamàala e Hulata, apparentemente a causa del lancio di un missile intercettore. In precedenza i caccia israeliani avevano colpito due obiettivi del movimento sciita libanese Hezbollah in attacchi notturni: un edificio utilizzato da Hezbollah a Tayr Harfa, nel sud del Paese, e un'altra infrastruttura a Labbouneh.

Il 17 marzo è andata in scena un’altra operazione militare di Israele, che ha attaccato un complesso militare e un punto di osservazione di Hezbollah nel Libano meridionale, con aerei da combattimento e artiglieria. Si è trattato di una "risposta ai lanci di missili verso la città israeliana di Acri", ha comunicato l'esercito israeliano, precisando che un altro dei punti attaccati era un posto di osservazione nella zona di Kfarkela, oltre a una "minaccia" nella zona di Maisat. Il gruppo libanese aveva rivendicato tramite Telegram almeno sei attacchi contro il nord di Israele, la maggior parte dei quali con missili. Le forze armate israeliane hanno spiegato che parte di questi attacchi erano diretti verso le zone di Ghajar e Har Dov - entrambe vicine alla linea di confine - ma che non si sono registrate vittime perché le minacce sono state intercettate.

Diplomazia in corso

Allo stesso tempo, mentre Tel Aviv rinforza le frontiere con Libano e Siria, l'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato la missione a Washington di due dei più fidati collaboratori del premier, il ministro degli affari strategici Ron Dermer e il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi, per discutere la continuazione della guerra contro Hamas con l'amministrazione Biden. "Il primo ministro ha sottolineato che è determinato ad operare a Rafah per eliminare definitivamente i restanti battaglioni di Hamas, offrendo allo stesso tempo soluzioni umanitarie alla popolazione civile", si legge nella nota.

La mossa è arrivata nel contesto della crescente opposizione degli Stati Uniti all'offensiva di terra israeliana a Rafah, dove sono ammassati più di un milione di palestinesi sfollati, e dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha esortato Netanyahu in una conversazione telefonica ieri a inviare una squadra a Washington per discutere alternative a un'offensiva di terra completa.

Non è chiaro se Dermer, Hanegbi e un rappresentante del COGAT fossero coloro che Biden aveva in mente di ricevere.

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