Enrico Lagattolla
da Milano
Solo «iniziative personali». Pierpaolo Pasqua rigetta le accuse. Davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Guicla Mulliri, al pm capitolino Francesco Ciardi e quello milanese Stefano Civardi, il detective ingaggiato dallallora presidente della Regione Lazio Francesco Storace per «controllare ed eventualmente bonificare» i telefoni utilizzati dagli uffici del futuro ministro, ridimensiona il caso («Eravamo in campagna elettorale, interventi del genere sono nella norma») e il suo ruolo («Ero disoccupato, quando mi hanno contattato ho esagerato sulle mie qualità professionali proprio per ottenere lincarico). Inoltre, il lavoro affidatogli dalla segreteria di Alleanza nazionale «era perfettamente nella norma». Così come «logico» era il fatto di «conoscere persone legate al partito, essendo stato presidente di un circolo di Alleanza nazionale». Questa la sua difesa.
Solo il primo di una lunga serie di interrogatori. «Bisogna verificare ancora molti passaggi istruttori», fanno sapere gli inquirenti al termine della giornata. Per questo, nei prossimi giorni saranno sentiti come persone informate sui fatti lormai ex ministro della Sanità Storace, e - prima - il suo braccio destro Niccolò Accame, direttore generale della comunicazione e relazioni istituzionali al dicastero della Salute, nonché coordinatore dellultima campagna elettorale della «Lista Storace» alle regionali del Lazio. Levento da cui tutto sarebbe scaturito.
Al centro dellinteresse della Procura di Roma (che indaga sullincursione nel sistema informatico dellAnagrafe capitolina in occasione delle regionali del 2005) e Milano (titolare di uninchiesta sul «disinvolto» uso di dati prelevati da banche dati da parte di un gruppo di detective privati), sembra però esserci la «catena del comando». Quella che dai terminali investigativi passa attraverso gli «007» privati, e arriva fino ai «mandanti». Una ricostruzione, quella fatta in particolare dai magistrati milanesi, che finora ha portato allarresto di 16 persone, e che mira a questo punto ai committenti. Lobiettivo, cioè, è determinare se chi era allorigine della cosiddetta «operazione Qui, Quo e Qua» fosse a conoscenza dei metodi utilizzati dai detective per reperire le informazioni. Nel caso, potrebbero esserci nuove iscrizioni nel registro degli indagati, per i reati di concorso in associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, alla divulgazione di segreti dufficio, di interferenza nella vita privata e falso. Le accuse già contestate alle sedici persone finite in carcere.
Ancora da chiarire, quindi, il livello di «confidenza» che Pasqua e Gallo (il primo responsabile della Ssi, unazienda di investigazioni private con sede a Milano, laltro - che verrà sentito nei prossimi giorni - suo diretto collaboratore e capo della sezione security della società) avrebbero avuto con i corridoi della politica. Quelli che, in una telefonata fatta alla moglie il 25 febbraio 2005, Pasqua si vanta di frequentare («faccio due squilli e mi vengono a prendere, la vigilanza rosica, me devono aprire tutte le sbarre», o ancora, «Sono stato fino alle cinque e mezzo di notte in Regione»). E la loro «familiarità» con Accame (la cui abitazione è stata oggetto di perquisizioni) e lex ministro Storace. Nessuno dei due, va chiarito, è iscritto nel registro degli indagati.
Lindagine principale, quella milanese, proseguirà dunque su questi binari, per risalire fino alle «menti» di quel progetto che avrebbe portato a «spiare» Qui (Alessandra Mussolini, che aveva presentato la lista di Alternativa sociale), Quo (Piero Marrazzo, che poi vinse le elezioni alla guida di un «listone» che raggruppava dieci diversi simboli) e Qua (un politico di centro-sinistra sul quale le attenzioni degli 007 si erano allentate perché «Qua, - riferisce Pasqua a Gallo, in una telefonata del 14 marzo 2005 - mhan detto di lasciarlo perdere, che non gli sta più dando fastidio»).
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