Dal 1992 al 2009: 17 anni di agonia

Il 18 gennaio 1992, dopo un incidente in auto, Eluana Englaro, 20 anni entra in stato vegetativo e viene ricoverata a Lecco. Dopo sedici anni, il 9 luglio 2008 la Corte d’appello di Milano autorizza la sospensione dell’alimentazione artificiale alla ragazza. Una settimana dopo, il 16 luglio 2008, Camera e Senato sollevano un conflitto di attribuzione contro la Cassazione e il caso finisce in Corte Costituzionale. Qualche mese più tardi, il 3 settembre 2008, la famiglia Englaro chiede alla Regione Lombardia di indicare una struttura dove eseguire quanto stabilito dalla Corte d’appello. Ma la Regione non dà il suo assenso. Il 16 dicembre 2008, il ministro del Welfare Sacconi firma un atto di indirizzo per le Regioni al fine di «garantire a qualunque persona diversamente abile, il diritto alla nutrizione e idratazione» in tutte le strutture del sistema sanitario nazionale.
Il 20 gennaio 2009 la presidente del Piemonte Bresso si dice disposta ad accogliere Eluana in una struttura pubblica e qualche giorno più tardi, il 22 gennaio, la clinica «Quiete» di Udine si dichiara favorevole ad ospitare Eluana.

Gli ultimi sviluppi l’altro ieri con la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale che annulla il provvedimento con cui la Regione Lombardia aveva negato al personale sanitario di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiale ad Eluana.

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